Si sa che la moda sta prestando sempre più attenzione alla ricerca di soluzioni eco sostenibili, soprattutto nell’ambito delle materie prime. Si tratta di una necessità affrontata da sempre, ad esempio, da Stella McCartney e dal brand Loewe. Non stupisce, dunque, che sul mercato stiano arrivando delle borse realizzate con la frutta e, nello specifico, con degli scarti naturali come la buccia che, altimenti, sarebbero gettati. Uno degli esempi più riusciti in cui lo stile si abbina bene con le necessità ambientali è il modello Malala. A realizzarlo è Angela Roi, utilizzando un tessuto tratto proprio dalla mela e, nello specifico, dalla buccia e dal torsolo.
A questi, poi, viene aggiunto anche il poliuretanico derivato dal petrolio, e ampiamente usato per la realizzazione della pelletteria vegana. Per rendere tutto più strutturato, poi, la miscela che si va creare viene applicata su di un supporto in cotone. In questa maniera il tessuto che viene creato ha la stessa consistenza della pelle e non solo. Esattamente come questa, infatti, ha la capacità di cambiare nel tempo e con l’utilizzo, diventando sicuramente più morbido.
Malala, un paso verso il cambiamento
Ma da dove provengono le mele o, meglio, gli scarti utilizzati per creare questo materiale? Tutto parte dalla collaborazione dell’azienda italiana Pelletteria Fusella, che utilizza mele di un frutteto dell’Alto Adige. Più precisamente, il frutto viene usato per produrre succhi e marmellate. Lo scarto, invece, viene applicato nella produzione di Malala.
Questa borsa, dalle forme riecheggianti una valigetta da viaggio, però, rappresenta solamente un primo passo verso una meta ben più importante. Angela Roi, infatti, sta lavorando alacremente per arrivare ad ottenere un materiale al 100% privo di plastica e che, quindi, possa essere anche biodegradabile. In questo modo si andrebbe ad affrontare anche il problema della sovrapproduzione che sta soffocando l’ambiente.
Un risultato che ancora non si può considerare acquisito, visto che molte soluzioni a base vegetale contengono ancora una componente in plastica per garantire la durata del prodotto. Nonostante tutto, però, è possibile affermare di essere sulla strada giusta. La stessa che sarebbe apprezzata da Malala Yousafzai, attivista per l’istruzione pakistana e premio Nobel per la pace, da cui il modello prende il nome.