È il 30 giugno 1995 quando si spengono definitivamente le luci su Non è la Rai, il programma ideato da Gianni Boncompagni che, per cinque stagioni, aveva rivoluzionato l’intrattenimento pomeridiano della televisione italiana. Con la sua ultima puntata, però, si chiude non solo un’epoca televisiva, ma si segna anche l’inizio di una lunga riflessione culturale su cosa abbia rappresentato davvero questo contenitore di musica, giochi e balli con protagoniste adolescenti tra i 14 e i 18 anni.
Il format è semplice, quasi ipnotico: ragazze in abiti da discoteca ballano, cantavano in playback, conducevano giochi telefonici con il pubblico da casa. Ma la sua forza sta nell’essere completamente diverso da qualsiasi altra trasmissione andata in onda fino a quel momento. Non è la Rai, infatti, non vuole insegnare nulla, non ha pretese pedagogiche. Vuole solo intrattenere. E lo fa con un linguaggio nuovo, che strizzava l’occhio ai videoclip musicali e anticipa, in parte, lo stile da reality show.

Tra le sue protagoniste ci sono nomi diventati poi volti noti dello spettacolo come Ambra Angiolini (“telecomandata” da Gianni Boncompagni), Claudia Gerini, Laura Freddi, Lucia Ocone, Sabrina Impacciatore e Miriana Trevisan. Ma il programma non è solo una fucina di future showgirl e, nei casi più fortunati, di attrici. Per molti è uno specchio dei cambiamenti sociali degli anni ’90, tra la caduta del muro di Berlino e la diffusione delle tv commerciali, quando la televisione passa da essere servizio pubblico a prodotto di consumo.
Non è un caso, dunque, che il programma diventa l’oggetto di accese polemiche. L’esposizione di minorenni in diretta televisiva, la sessualizzazione implicita di alcune coreografie, la mancanza di contenuti utili sono spesso al centro di critiche di pedagogisti, politici e genitori. Nonostante tutto, però, gli ascolti premiano, Nel 1993 la media è di oltre 2 milioni di telespettatori al pomeriggio, numeri oggi impensabili per una fascia oraria simile.
Considerando tutto questo, si può affermare che Non è la Rai ha cambiato davvero la tv italiana. Ha aperto la strada a un nuovo modo di fare televisione, più orientato all’immagine che al contenuto, più attento all’intrattenimento leggero che all’approfondimento. Ma è stato anche un laboratorio creativo in grado di anticipare fenomeni come Amici di Maria De Filippi e molti talent show degli anni 2000.