Nel 1956 Alfred Hitchcock decise di rifare L’uomo che sapeva troppo, suo film del 1934. Il remake a colori, grazie anche ad un budget più alto, riesce ad ottenere location esterne di pregio tra cui la favolosa Marrakech e Londra (a differenza del primo girato a Saint Moritz e in un set cinematografico). Il film racconta la storia di due americani, Jo (Doris Day) e Ben McKenna (James Stewart) che si trovano coinvolti in un complotto per assassinare un ambasciatore dopo che il loro figlio viene rapito mentre sono in vacanza.
Le riprese in Marocco durarono solo 10 giorni e non furono semplici. A partire dai permessi concessi molto tardi oppure la clausola di terminare le riprese prima che iniziasse il Ramadan. I tetti delle case in quei giorni erano presidiati da soldati e in alcuni frangenti la gente del posto diventò poco ospitale, tanto che dovettero interrompere le riprese. Questo fu uno dei motivi per il quale molte scene vennero terminate negli studios.

Tutte le location furono scelte da Hitchcock in persona. Le scene iniziali vennero state girate nei souk a Jemaâ el Fna, l’incredibile piazza principale di Marrakech con le sue bancarelle variopinte e gli incantatori di serpenti. I protagonisti alloggiarono nel prestigioso Hotel La Mamounia. Le sue origini risalgono al XVIII secolo quando il sultano alawita Mohammed Ben Abdallah regalò a suo figlio un sontuoso frutteto di 13 ettari chiamato “Arset El Mamoun”, da cui la struttura a cinque stelle prende il nome. Il parco, ricco di ulivi secolari, roseti, aranceti e altre tipologie di piante, diventò un’hotel nel 1923.
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Il ristorante della famosa cena seduta è Dar Essalam. La scena più divertente del film è ispirata ad un episodio realmente accaduto. Il team di produzione, infatti, invitò il regista a mangiare e, vedendoli tutti seduti per terra, Hitchcock chiese se fosse possibile mangiare a tavola. Rassicurato sulla presenza di una stanza con tavoli e sedie, decise di riproporre questo imbarazzo anche nel film, dove la genuina goffaggine di James Stewart rese la scena memorabile.
Dal Marocco si vola a Londra. Ben segue una pista per Camden Town e arriva in taxi a Royal College Street. Lo si vede camminare lungo Plender Street verso Ambrose Chapel, il laboratorio di tassidermia (e qui non si può che non pensare al caro vecchio Norman Bates). Hitchcock di solito preferiva individuare il luogo adatto per poi ricrearlo in studio (per aver maggior controllo degli angoli di ripresa e dell’illuminazione). In questo caso però rimase talmente affascinato dall’atmosfera della Edward Gerrard & Sons a College Place che decise di girare in quella location le scene interne. Gerrard chiuse a metà degli anni Sessanta, College Place e le case sul lato est di Plender Street sono state completamente riqualificate, ma Royal College Street è rimasta praticamente immutata a Camden Town.

Ambrose Chapel in realtà è la St. Saviour’s Church Hall di Brixton, demolita negli anni ’70. Anche l’Ambasciata non c’è più, Park Lane House venne demolita per far posto all’Hilton Hotel. Infine abbiamo la Royal Albert Hall, a Kensington Gore. La sala fu ideata dal consorte della Regina Vittoria, il Principe Alberto che purtroppo morì prima che la sala fosse completata. Le riprese furono veramente poche e il regista adottò il metodo Schüfftan, un effetto speciale che rende possibile integrare scenografie e azioni reali con ambientazioni che altrimenti sarebbero impossibili da realizzare.
Per la realizzazione di questo effetto partecipò anche un artista di origine italiana, Fortunino Matania, che dipinse la maggior parte del pubblico. Nei periodi in cui la Albert Hall era vuota, la troupe tornava e utilizzava i lucidi per inserire un piccolo numero di attori tra il pubblico dipinto, per dare l’illusione che nelle scene fossero state utilizzate centinaia di comparse. La Cantata di Arthur Benjamin è stata registrata dal vivo , con H. Wynn Reeves a dirigere la London Symphony Orchestra. Alcune parti dell’esecuzione sono state filmate davanti a un pubblico di comparse per il montaggio del film finale.
Un remake sicuramente più maturo rispetto al film inziale, come lo definì lo stesso Hitchcok. Un intrigo internazionale che rispecchia esattamente le atmosfere di Marrakech e un conflitto morale non indifferente (è giusto salvare gli altri o pensare esclusivamente al bene della propria famiglia?). Un’opera che a distanza di anni continua ad appassionare milioni di persone, con tanti elementi caratteristici e fondamentali di questo grande regista senza tempo.