Il traditore, uscito nel 2019, è un film tratto da una storia vera, quella degli ultimi vent’anni di vita di Tommaso Buscetta, boss mafioso affiliato alla famiglia di Porta Nuova che diventerà collaboratore di giustizia grazie al giudice Giovanni Falcone. Nel film di Marco Bellocchio, il ruolo del protagonista è affidato a Pierfrancesco Favino, che per l’occasione ha intrapreso una trasformazione fisica, mettendo su qualche chilo, per somigliare a don Masino.
La storia de Il traditore inizia nel 1980, sullo sfondo di una festa in onore di Santa Rosalia nella villa del boss Stefano Bontate (Goffredo Maria Bruno). La Sicilia è il fulcro del traffico internazionale di droga, gestito dalle famiglie mafiose palermitane e corleonesi, apparentemente in buoni rapporti tra di loro. Tommaso Buscetta però intuisce che questa collaborazione nasconde una rivalità profonda che potrebbe esplodere in una faida e decide di riparare in Brasile, dove è già stato in passato, anche per gestire i suoi affari. Come aveva previsto don Masino, in Sicilia le tensioni non tardano a manifestarsi e a farne le spese sono anche i suoi familiari, tra cui i due figli Benedetto e Antonio, che scompaiono nel nulla (in seguito poi si scoprirà che sono stati uccisi da suoi vecchi amici, Pippo Calò e Salvatore Cangemi). Dopo essere stato identificato dalla polizia brasiliana, e dopo diverse vicissitudini, Buscetta viene condotto in Italia, dove non ha altra alternativa che accettare la proposta del giudice Giovanni Falcone (Fausto Russo Alesi) e diventare uno dei primi “pentiti”, o meglio un collaboratore di giustizia. Buscetta, evitando di finire nel mirino dei corleonesi guidati da Totò Riina e scegliendo di collaborare con lo stato – facendo nomi, cognomi e svelando progetti, organizzazione e struttura della mafia in Italia – diventa ufficialmente un traditore, uno che ha rinnegato il codice mafioso e viene rinnegato a sua volta.
Il film di Bellocchio prosegue nel raccontare il percorso del protagonista fino alla sua morte, nel 2000. Bellocchio e Favino si sono documentati scrupolosamente per ricostruire la storia del boss dei due mondi, il cui contributo nella lotta alla mafia fu fondamentale. Il film si concede qualche momento onirico, surreale, ma resta saldamente ancorato alla verità storica, anche se nella narrazione di un personaggio “mitologico” come Buscetta, vi è sempre qualche leggenda che può sfuggire al rigore storico. A tale proposito Favino ha dichiarato: “Le leggende narrano molte cose, Buscetta viene rincorso da voci che non saprai mai se sono vere o false. Io non credo all’amicizia con Giovanni Falcone, credo piuttosto che Falcone sia stato l’unico a saper manipolare Buscetta. Che si è portato nella tomba tre quarti di cose in più di quelle che sappiamo realmente”
Tommaso Buscetta è morto nel 2000 a causa di un tumore. Si trovava negli USA dove viveva da tempo. Negli ultimi mesi della sua vita si confidò con una giornalista di Repubblica e disse che voleva essere ricordato “come una persona perbene”, uno che aveva rispettato il patto fatto con Falcone e con lo stato italiano, in ogni suo aspetto.