Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band del 1967 è considerato uno dei primi concept album della storia della musica pop. Che cosa vuol dire? Che il disco è stato plasmato su una storia “fittizia” che è diventata una sorta di filo rosso per tutte le canzoni (come Tommy degli Who o The Wall dei Pink Floyd, per citarne altri due).
L’idea di fondo che rende Sgt. Pepper un concept album risiede nella creazione di un alter ego collettivo da parte dei Beatles. Una band immaginaria, appunto la Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, che si esibisce al posto loro. Questo stratagemma concettuale, suggerito da Paul McCartney, consentiva al gruppo di sperimentare liberamente, senza i vincoli dell’immagine pubblica consolidata. La band fittizia funge da cornice narrativa, introducendo e chiudendo l’album con due brani omonimi (“Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” e la sua reprise), suggerendo l’idea di un concerto dal vivo, anche se in studio.

Sebbene solo alcune tracce dell’album sviluppino effettivamente la narrazione del gruppo immaginario, il concetto generale contribuisce a un’esperienza di ascolto unitaria. L’album non segue una vera e propria trama, ma si basa su un’estetica coesa, sostenuta da arrangiamenti orchestrali, sperimentazioni sonore, e un’estesa manipolazione in studio da parte del produttore George Martin. L’effetto complessivo è quello di un’opera musicale che si ascolta come un insieme organico, piuttosto che come una semplice raccolta di canzoni.
L’album contiene brani che affrontano temi diversi ma rappresentativi della cultura e delle inquietudini degli anni Sessanta, come la solitudine (“She’s Leaving Home”), l’allucinazione psichedelica (“Lucy in the Sky with Diamonds”, acronimo di LSD), l’osservazione sociale (la meravigliosa “A Day in the Life”, pezzo che riflette in pieno le due personalità di McCartney e Lennon) e la nostalgia per l’infanzia (“When I’m Sixty-Four”).
A livello musicale, Sgt. Pepper è un mosaico di generi, che spazia dal rock al music hall, dalla psichedelia all’orchestrazione classica. Il disco è considerato un capolavoro anche per l’uso pionieristico delle tecniche di registrazione multitraccia, dei nastri al contrario, dei filtri vocali e di strumenti non convenzionali per una rock band dell’epoca, come il sitar o l’organo hammond.