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Home » Spettacolo » Perché Star Wars inizia dal capitolo IV? Una scelta tra visione, pragmatismo e storytelling

Perché Star Wars inizia dal capitolo IV? Una scelta tra visione, pragmatismo e storytelling

Una storia che ha ammaliato generazioni di spettatori, quella di Star Wars, iniziata però in maniera diversa da quanto previsto.
Martina SulasDi Martina Sulas4 Maggio 2025
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Una scena di Episodio IV
Una scena di Episodio IV: Una nuova speranza (fonte: Cineteca Bologna)
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Quando nel 1977 Guerre Stellari approdò nelle sale cinematografiche, il pubblico non sapeva di trovarsi di fronte non all’inizio, bensì a un capitolo intermedio di una storia molto più ampia. Il titolo “Episodio IV: Una nuova speranza” comparve solo a partire dalla riedizione del film nel 1981, dopo il successo del suo seguito, L’Impero colpisce ancora. Ma cosa spinse davvero George Lucas a iniziare la sua epopea proprio dalla metà? Per rispondere, bisogna andare oltre la leggenda, addentrandosi nella genesi turbolenta e affascinante di una delle saghe cinematografiche più iconiche della storia.

Negli anni Settanta, Lucas aveva già abbozzato un’intera mitologia galattica. Il nucleo della storia ruotava attorno a un Impero tirannico, a un ordine cavalleresco decaduto e a una profezia legata a un eroe destinato a riportare equilibrio nella Forza. La visione era ambiziosa: la caduta della Repubblica, l’ascesa di un Signore Oscuro, la redenzione di un figlio e il lungo cammino verso la libertà. Tuttavia, condensare questa vasta narrazione in un solo film appariva impossibile, soprattutto per un giovane regista alla sua prima grande produzione hollywoodiana.

Lucas scrisse numerose bozze prima di arrivare al Guerre Stellari che conosciamo. Le prime versioni del copione – sviluppate tra il 1973 e il 1976 – erano un amalgama di influenze: dal cinema di Kurosawa alle avventure di Flash Gordon, passando per Dune e Il Signore degli Anelli. In quelle stesure embrionali, il protagonista non era Luke Skywalker, ma Annikin Starkiller; Darth Vader era un cacciatore di Jedi, non ancora il padre dell’eroe; e Obi-Wan Kenobi aveva un ruolo molto più marginale. La narrazione era confusa, discontinua e carica di sottotrame. C’era già l’idea di una guerra civile galattica e la mitologia della Forza, ma la struttura era labirintica, più simile a una cronaca epica che a una sceneggiatura cinematografica.

Immagine di Star Wars per lo Star Wars Day, fonte: nuovi turismi

Fu solo dopo numerose riscritture e la consulenza di amici fidati (come Brian De Palma e Steven Spielberg) che Lucas comprese la necessità di semplificare. Così nacque l’idea di estrarre dal materiale grezzo una parte autonoma, coerente e cinematograficamente solida: la storia di un giovane contadino che scopre il proprio destino e si unisce alla lotta contro l’oppressione imperiale. Una scelta che avrebbe avuto due vantaggi strategici: da un lato permetteva a Lucas di realizzare un film che avesse una struttura conclusiva; dall’altro apriva la possibilità, in caso di successo, di espandere l’universo con sequel e prequel.

Nel tagliare e riorganizzare le sue bozze, Lucas isolò quella che era forse la parte più “filmabile” della sua epopea: l’introduzione dell’eroe, il villain carismatico (Darth Vader), la lotta tra ribelli e Impero, e un obiettivo chiaro: distruggere la Morte Nera. Tutto il passato – la caduta degli Jedi, la Guerra dei Cloni, la figura di Anakin – fu relegato a retrofondo narrativo, evocato nei dialoghi ma mai mostrato. Questi elementi non furono casuali: Lucas aveva ben presente il mondo più vasto che si celava dietro le quinte, ma lo usò con parsimonia, quasi come un esca per l’immaginazione del pubblico.

Il risultato fu un film che, pur funzionando da solo, sembrava parte di un universo già vivo, con una storia precedente tutta da immaginare. Non era solo una mossa narrativa, ma una strategia immersiva: gli spettatori furono gettati in medias res, senza spiegazioni pedanti, come se la saga fosse già in corso da tempo. Questo approccio conferì a Star Wars una profondità mitologica rara per il cinema dell’epoca, al punto da stimolare innumerevoli speculazioni e interpretazioni.

Quando esplose al botteghino, Lucas ebbe finalmente la possibilità di tornare alle sue bozze originarie. Fu allora che prese forma l’idea di una saga in nove episodi, divisa in trilogie. I primi tre episodi, che narrano la caduta di Anakin Skywalker, sarebbero stati raccontati solo decenni dopo, tra il 1999 e il 2005. Ma già a partire da L’Impero colpisce ancora, nel 1980, Lucas formalizzò la struttura seriale numerando gli episodi e collocando Una nuova speranza come il quarto capitolo. Da quel momento, il mito era compiuto.

Quella che a prima vista poteva sembrare una scelta arbitraria o misteriosa – iniziare una saga dal capitolo IV – si rivelò, in realtà, un atto di estrema lucidità narrativa e produttiva. George Lucas aveva una storia monumentale, ma capì che per raccontarla avrebbe dovuto prima conquistarsi il diritto di farlo. Lo fece scegliendo il cuore del suo racconto, trasformandolo in un film d’avventura completo, ma punteggiato di misteri. Il resto, come si dice, è storia.

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