Il film Perfect Days si conclude con un intenso primo piano di Hirayama che guida il suo minivan mentre il sole si alza sulla città e un nuovo giorno sta per iniziare. L’uomo sorride, ma inizia a piangere, forse di felicità, perché si era fatto delle idee sbagliate su Mama, la titolare di un locale con cui ha una certa affinità e che aveva visto tra le braccia di un altro uomo. Salvo poi scoprire che l’uomo in questione era l’ex marito di Mama, malato terminale, e che il loro era solo un incontro chiarificatore prima di un addio imminente.
Il sorriso e le lacrime di Hirayama però, esprimono l’emozione per esserse riuscito a crearsi una vita serena, solo in apparenza abitudinaria, e il rimpianto per rotto i legami, da anni, con il padre e con altri familiari, che ha rivisto di recente.
Il film di Wenders infatti, vede protagonista un uomo sulla sessantina (uno straordinario Koji Yakusho, qui anche produttore) che lavora come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo. Le sue sono giornate scandite da una routine apparentemente inscalfibile, ma non tediosa. Di Hirayama sappiamo poco: è un uomo gentile e generoso, ma di poche parole. Vive da solo, ama occuparsi delle sue piante, e ascolta musica mentre guida, ma in musicassetta. Usa il cellulare, ma solo per lavoro. Si diletta a scattare foto, ma con una macchina fotografica analogica.
“Il mondo è fatto di tanti mondi. Alcuni di questi sono connessi tra loro, altri no.”
Nel corso dei giorni – tra toilette pulite scrupolosamente e pause pranzo sempre uguali – scopriamo che l’uomo probabilmente ha tagliato i ponti con una famiglia ricca. L’arrivo, un po’ imprevisto, della nipote adolescente in casa di Hirayama mette in luce i contrasti tra l’uomo e un padre che deve avergli fatto molto male, in passato. I loro devono essere stati dei contrasti così forti, che Hirayama rinuncia persino ad andare a trovare il genitore, che oggi soffre di demenza ed è ospite di una struttura per anziani. Il legame tra Hirayama e sua sorella sembra spezzato, ma dal loro abbraccio (quando la donna viene a riprendersi la figlia) si intuisce che c’è un affetto ancora molto forte, nonostante i loro mondi siano distanti. Così distanti, che la sorella di Hirayama appare sgomenta, quando gli chiede se “è vero che pulisce i bagni pubblici”, come se fosse un’attività di cui vergognarsi, qualcosa che certamente non appartiene alla sua famiglia.
La sua esistenza sembra destinata a proseguire in solitudine perfetta, ma la sua affinità con Mama potrebbe cambiare le cose, fino a quando Hirayama, entrando nel locale di lei, non la trova abbracciata ad un altro uomo. La delusione, che non ci si aspettarebbe da un uomo così legato alla sua routine, è così forte, che il protagonista decide di trascorrere la serata a ubriacarsi e fumare. L’incontro con l’uomo che era in compagnia di Mama, chiarirà molte cose.