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Home » Spettacolo » Quando Remo Girone era il più “odiato” d’Italia (ma era solo un cattivo perfetto)

Quando Remo Girone era il più “odiato” d’Italia (ma era solo un cattivo perfetto)

Remo Girone è morto a 76 anni. Ecco come la moglie Victoria Zinny salvò la sua carriera durante la chemio per La Piovra.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino4 Ottobre 2025
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Remo Girone
Remo Girone (fonte: Today)
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Il mondo del cinema e della televisione italiana perde una delle sue figure più iconiche. Remo Girone si è spento all’età di 76 anni nella serata di venerdì 3 ottobre 2025, nella sua abitazione a Monaco, dove viveva da anni insieme alla moglie Victoria Zinny. Per il grande pubblico, Remo Girone resterà per sempre Gaetano “Tano” Cariddi, il ragioniere corrotto e dal volto glaciale de La Piovra, lo sceneggiato televisivo della Rai che negli anni Ottanta e Novanta ha raccontato con crudo realismo la lotta contro mafia e corruzione. Quel personaggio, nato nel 1987 sotto la regia di Luigi Perelli, è diventato un simbolo indelebile della connivenza tra criminalità organizzata e alta finanza, trasformando Girone in un’icona televisiva capace di attraversare generazioni. Girone fu così bravo a delineare il villain che il pubblico lo “odiava” quasi davvero. Era solo la sua capacità interpretativa, ovviamente.

remo girone è tano cariddi
Remo Girone è Tano Cariddi (fonte: Virgilio)

Secondo indiscrezioni filtrate sul web subito dopo l’annuncio della morte, l’attore stava affrontando da alcuni mesi un tumore particolarmente aggressivo. Tuttavia, la famiglia non ha confermato ufficialmente questa informazione, mantenendo il riserbo che ha sempre caratterizzato la vita privata di Girone. Non sarebbe stata, del resto, la prima battaglia contro il cancro per l’attore.

Negli scorsi anni, Girone aveva parlato con grande sincerità e coraggio delle sue difficoltà di salute. Durante le riprese de La Piovra aveva dovuto affrontare un tumore alla vescica, un’esperienza che aveva segnato profondamente sia la sua vita personale che professionale. In un’intervista al Corriere della Sera, l’attore aveva ricordato quei momenti drammatici: “Lavorare e combattere con la malattia è stato molto difficile. Dopo l’operazione dovevo fare chemioterapia, e i produttori volevano interrompere il contratto“.

Fu proprio in quel momento critico che la moglie Victoria Zinny dimostrò il suo amore. L’attrice argentina trovò una soluzione che salvò sia la carriera del marito che la continuità narrativa della serie: propose di chiudere anticipatamente la parte di Girone nella nona serie de La Piovra, per poi riprenderlo nella decima stagione, una volta guarito. “Così è stato“, raccontava Girone con gratitudine. “Ho superato la malattia e Tano Cariddi è tornato in pista“.

Ma le battaglie di salute dell’attore non si limitarono alla dimensione fisica. Girone non nascose mai nemmeno i suoi momenti di fragilità psicologica, parlando apertamente della lunga lotta contro la depressione. “Mi crollò il mondo addosso quando Ronconi mi sostituì in uno spettacolo. Pensavo di aver sbagliato tutto nella mia vita“, aveva confessato. “Per curarmi ho fatto psicoanalisi per anni e preso psicofarmaci: la depressione andava e veniva“. Questa trasparenza nel raccontare le proprie vulnerabilità lo rese ancora più umano e vicino al suo pubblico.

Nato ad Asmara nel 1948, Remo Girone era figlio di una famiglia italiana emigrata in Eritrea, all’epoca colonia italiana, per motivi lavorativi. Trascorse in Africa i primi tredici anni della sua vita, un periodo che lo segnò profondamente e durante il quale iniziò a cimentarsi nell’organizzazione di spettacoli teatrali e nella scrittura di poesie. A quattordici anni si trasferì a Roma, dove completò gli studi superiori e prese una decisione che avrebbe cambiato il corso della sua esistenza: abbandonò gli studi di economia per diplomarsi all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico.

Il teatro fu la sua prima vera palestra artistica. Lavorò con maestri del calibro di Luca Ronconi, Orazio Costa e Peter Stein, ricevendo riconoscimenti internazionali che ne certificarono il talento. Questa formazione teatrale solida gli permise di affrontare con autorevolezza il passaggio al cinema e alla televisione, collaborando con registi italiani e internazionali di primissimo piano: da Marco Bellocchio a Ettore Scola, da Peter Greenaway a Tom Tykwer, fino a Krzysztof Zanussi.

Se La Piovra lo consacrò presso il grande pubblico, Girone dimostrò nel corso di una carriera lunga oltre quarant’anni di sapersi costantemente reinventare. Negli ultimi anni aveva trovato nuova linfa in ruoli di respiro internazionale: ha interpretato Enzo Ferrari in Le Mans ’66 – La grande sfida, il film diretto da James Mangold con Christian Bale e Matt Damon, ed è apparso in The Equalizer 3 di Antoine Fuqua, al fianco di Denzel Washington. Sempre riconoscibile, sempre credibile, sempre capace di portare sullo schermo una profondità interpretativa che andava ben oltre il personaggio.

La vita privata di Remo Girone è stata segnata da un amore lungo oltre quarant’anni. La moglie Victoria Zinny, attrice di origini argentine nata a Buenos Aires nel 1943, lo ha sposato nel 1982 e gli è rimasta accanto in ogni momento, anche nei più difficili. Victoria aveva già due figli da un precedente matrimonio con il produttore e sceneggiatore Jacques Harvey: Karl, che ha seguito le orme dei genitori nel mondo dello spettacolo fondando la società The Beat Production e lavorando come produttore musicale, e Veronica.

Nel 2021, Remo Girone aveva ricevuto il premio alla carriera ai Premi Flaiano, un riconoscimento che celebrava un percorso artistico straordinario fatto di versatilità, intensità e costante ricerca della verità interpretativa. Uomo riservato, mai sopra le righe, aveva sempre vissuto con discrezione il proprio successo, lasciando che fossero le sue interpretazioni a parlare per lui.

 

 

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