Presunto innocente, thriller giudiziario di Alan J. Pakula, finisce con Rusty Sabich (Harrison Ford), procuratore distrettuale accusato dell’omicidio della sua ex amante Carolyn (Greta Scacchi), e poi prosciolto alla fine del processo, che scopre che a ucciderla è stata in realtà sua moglie Barbara (Bonnie Bedelia), sopraffatta dalla rabbia e dal dolore per essere stata tradita. Nel finale, la donna confessa con voce atona al marito movente e modalità del delitto nel dettaglio. Il film si chiude sulle immagini di un’aula di tribunale vuota, mentre la voce fuoricampo di Sabich ammette agli spettatori che, data l’impossibilità di processare due persone, per lo stesso crimine, in momenti diversi, il caso resterà, agli occhi della legge, irrisolto; e anche se ciò fosse legalmente possibile, ci dice il protagonista: “non potrei portare via la madre a mio figlio”.
Dopo essere stato inizialmente incaricato dal suo capo, Raymond Horgan di occuparsi dell’omicidio della sua collega e amante Caroline Polhemus (interpretata da Greta Scacchi in alcune sequenze flashback), Sabich viene accusato del reato: a suo carico sembrano esserci molte prove materiali, tra cui le impronte digitali su un bicchiere trovato sulla scena del crimine, e dello sperma compatibile, contenente tracce di gel spermicida, proveniente da un diaframma, che però non si riesce a rintracciare. Sabich ingaggia, a capo del proprio collegio di difesa, un abile penalista con cui in passato si è scontrato molte volte, Sandy Stern (Raul Julia).
La strategia difensiva viene da subito imperniata sul tentativo di incastrare Sabich da parte di un suo ex collega, Tommy Molto, che Rusty tempo prima aveva fatto licenziare, ma che ora, dopo le nuove elezioni, ha assunto il ruolo di vice procuratore capo e sembra deciso a farla pagare al vecchio nemico: Rusty, infatti, aveva scoperto un importante caso di tangenti, risalente a molti anni prima, in cui erano stati coinvolte persone che lavoravano nell’ufficio del procuratore, fra cui la stessa Caroline, ed è quindi convinto che la sua incriminazione sia legata a un tentativo di calunnia nei suoi confronti, per impedirgli di indagare oltre su quel torbido affare.
La trama sembra così infittirsi molto, ma il caso imbastito dalla procura incappa in alcuni punti deboli: il famoso bicchiere con le impronte digitali di Rusty, sembra essere svanito nel nulla, e quindi il giudice decide di non farne menzione alla giuria; in maniera ancor più sorprendente, si scopre poi che Caroline non avrebbe avuto alcuna ragione di utilizzare un diaframma contenente gel spermicida: circa sei anni prima della morte, infatti, si era sottoposta a un intervento chirurgico di legatura delle tube (una procedura che, come noto, impedisce il concepimento); durante un accorato contro interrogatorio, l’operato del medico legale viene pesantemente messo in discussione dalla difesa di Rusty: secondo la teoria difensiva, il campione di sperma contenente gel spermicida proveniva da un altro caso, e il rapporto sarebbe stato falsificato dal medico legale in combutta con Molto. Di fronte a un errore procedurale apparentemente molto grave, il giudice non può fare altro che dichiarare il processo nullo, e assolvere Rusty con formula piena.
Non completamente convinto di quanto successo, Rusty si confronta con il suo avvocato, che gli confessa di aver saputo fin dall’inizio che la questione delle tangenti non aveva nulla a che fare con l’omicidio di Caroline; nonostante questo, ha deciso di usarla come arma di ricatto e pressione nei confronti del giudice, che di quelle tangenti era stato il destinatario. Sempre più perplesso, Rusty, che intanto sembra aver ritrovato la serenità familiare, si incontra con Lip, suo amico e investigatore capo nelle indagini su Caroline: salutandolo, Lip gli consegna il bicchiere scomparso, confessando di averlo sottratto dal deposito prove, nel tentativo di proteggere l’amico, credendo fosse effettivamente colpevole. Rusty, allibito, getta il bicchiere nel fiume.
Tempo dopo, mentre sta riparando una staccionata con un martelletto, arma compatibile con le ferite mortali inferte a Caroline, Rusty nota su di esso una macchia di sangue rappreso, e all’improvviso capisce come sono andate le cose. Mentre si affretta a pulire l’utensile in un lavabo, l’uomo viene sorpreso dalla voce della moglie, che arrivatagli alle spalle, declama: “È finita, ho fregato tutti”. La traduzione italiana che vi ho riportato qui, restituisce solo in parte l’ambiguità della frase pronunciata dalla moglie di Rusty: infatti ad una prima lettura il riferimento è ad un colloquio d’assunzione in università che la donna ha sostenuto quel giorno; brillante matematica, dopo aver concluso una tesi decennale, Barbara si era infatti proposta per un posto da insegnante in un piccolo college della zona; In originale, le frasi della donna sono invece: “I did it. I’ve fooled them all” (Sono stata io, li ho fregati tutti”); in questo modo, sia lo spettatore che Rusty vengono colti di sorpresa dall’ambiguità della frase, pronunciata in modo atono e dimesso, ma che nasconde dentro di sé la verità. Una verità che la donna, seduta al tavolo di cucina, confessa al marito in stato di trance, parlando di sé in terza persona senza più alcun patema.
Colta da forte depressione per una vita senza scopo, e sentendosi messa da parte in favore di un’altra, Barbara ha deciso di uccidere Caroline per eliminare l’ostacolo, sicura che Rusty, dovendosi occupare del caso, una volta scoperto il colpevole, avrebbe messo tutto a tacere, dovendo però convivere per tutta la vita con quel segreto inconfessabile. La donna continua affermando che sarebbe stata disposta a raccontare tutta la verità, se ce ne fosse stato bisogno, per poi entrare nel dettaglio dell’elaborato piano: era stata lei a mettere sulla scena del crimine il bicchiere con le impronte digitali del marito, e a prelevare lo sperma dal proprio diaframma per poi impiantarlo nella vittima con una siringa.
Il film Presunto Innocente è tratto dall’omonimo romanzo d’esordio di Scott Turow, narrato in prima persona dal protagonista, e si chiude, come detto, con la voce fuori campo di Rusty che confessa agli spettatori di non potersi permettere di far condannare la madre di suo figlio per omicidio, ammettendo nel contempo tutte le proprie colpe di uomo travolto dalla passione.