White Oleander di Peter Kosminsky finisce con Astrid, ormai trasferita a New York con il suo fidanzato Paul, che ricorda la storia di sua madre Ingrid, riponendo in alcune valigie degli oggetti legati alla sua vicenda personale. Scopriamo così che la donna è ancora in carcere, dov’è stata rinchiusa per l’omicidio del compagno, avvelenato con l’oleandro bianco. E che la sua carriera artistica è più lanciata che mai, nonostante la prigionia. Come testimonia la copertina del Los Angeles Times dove Ingrid appare «Bella, pericolosa, orgogliosa». L’ultima valigia che Alison chiude è proprio quella che raccoglie le memorie legate alla madre. È il suo modo di elaborare una separazione dalla figura materna e iniziare finalmente una nuova vita.
Adattamento del romanzo di Janet Fitch, White Oleander – Oleandro bianco racconta la storia di Ingrid (Michelle Pfeiffer), una rinomata artista che viene arrestata per aver ucciso il compagno Barry tramite somministrazione del potente veleno di oleandro bianco. Inizia così un periodo durissimo per la figlia adolescente Astrid (Alison Lohman) che vaga da una famiglia affidataria all’altra, accrescendo il sentimento di disprezzo nei confronti della madre.
La prima famiglia è quella dell’spogliarellista Starr Thomas (Robin Wright), una donna che si è lasciata alle spalle la sua vecchia vita affidandosi alla religione. Gelosa del rapporto che si instaura tra Astrid e il compagno Ray, Starr ferisce la ragazza alla spalla con un colpo di pistola. A questo punto Astrid finisce in un istituto per adolescenti abbandonati dove dovrà fare i conti con coetanee violente. La ragazza taglia i lunghi capelli biondi per protesta e incontra Paul, un dolce fumettista di cui si innamora.
La seconda tappa della sua peregrinazione è da Claire Richards (Renée Zellwegger), un’aspirante attrice dal carattere fragile che tuttavia si occupa di Astrid con grande tenerezza e affettività. Dopo l’abbandono del marito, però, Claire perde la voglia di vivere e si suicida. Decisivo, in tal senso, il colloquio che la donna fa in carcere con Ingrid. Di nuovo Astrid si trova a dover tornare in istituto. Decide di andare a vivere da sola assieme a una donna russa all’interno di una sorta di comunità punk in cui i vari membri vivono d’espedienti. Astrid cambierà look, scurendo i capelli e vestendosi in maniera dark.
Quando la legale della madre la contatta per convincerla a deporre in favore di Ingrid, Astrid accetta di parlare con la donna. Desidera, infatti, avere da lei tutte le risposte sul padre che non le ha mai dato. Solo allora potrà testimoniare in suo favore. Il confronto tra le due è doloroso e molto sentito. Astrid scopre che Ingrid, in un momento tormentato della vita, l’ha abbandonata per un anno perché non sopportava di avere a che fare con quella piccola creatura desiderosa di attenzioni. Ingrid le dice anche che tornare da lei sia stata la cosa migliore che abbia fatto.
La ragazza viene poi a sapere che non è stata la madre a cacciare il padre, come ha sempre creduto, ma che quest’ultimo se ne sia andato quando lei aveva pochi mesi. Anni dopo si è ripresentato per conoscerla, ma Ingrid non ha permesso il ricongiungimento. Distrutta dalla rivelazione, Astrid decide lo stesso di testimoniare in favore della madre. Quando lei e Paul si presentano in tribunale, però, si rende conto che Ingrid non ha voluto che la figlia testimoniasse. In modo da lasciarla libera. Due anni dopo, Astrid è felice a New York con Paul. E finalmente riesce a liberarsi da quel giogo pesantissimo.