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Home » Sport » Diego Armando Maradona e la mano di Dio: quel gol è ancora memorabile

Diego Armando Maradona e la mano di Dio: quel gol è ancora memorabile

Sono passati 39 anni da quel 22 giugno 1986 in cui Diego Armando Maradona segnò il gol della "Mano de Dios" (mano di Dio).
Gabriella DabbeneDi Gabriella Dabbene22 Giugno 2025
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Il momento in cui Maradona si rende autore del controverso gol poi soprannominato "Mano di Dio"
Il momento in cui Maradona si rende autore del controverso gol poi soprannominato "Mano di Dio" (fonte: DAZN)
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Il 22 giugno 1986, allo Stadio Azteca di Città del Messico, Diego Armando Maradona scrisse una pagina indelebile della storia del calcio: con il suo controverso gol della “mano di Dio” nei quarti di finale del Mondiale contro l’Inghilterra, il Pibe de Oro non si limitò a portare l’Argentina verso la vittoria del torneo, ma creò anche un mito che a quasi 40 anni di distanza continua a dividere e affascinare i tifosi, e tuttora alimenta dibattiti sul contesto storico e sportivo di quel gesto.

L’incontro tra Argentina e Inghilterra ai Mondiali del 1986 non era infatti una semplice partita di calcio: quattro anni prima, la Guerra delle Falkland aveva opposto i due Paesi in un conflitto aspro, lasciando ferite aperte soprattutto per l’Argentina. La rivalità calcistica, già accesa dall’espulsione dell’argentino Antonio Rattin nel Mondiale 1966, si caricò di significati politici e culturali. Per l’Argentina, battere l’Inghilterra significava riscattare un orgoglio nazionale ferito; e Maradona, il numero 10 di Buenos Aires, era il simbolo di questa rivincita, pronto a guidare la sua squadra con un mix di genialità e provocazione.

Al sesto minuto del secondo tempo, con il punteggio fermo sullo 0-0, un errore del difensore inglese Steve Hodge fece alzare un pallone a campanile nell’area di rigore. Maradona, alto appena 1,66 metri, si trovò a contendere la sfera al portiere Peter Shilton, che lo superava di quasi 20 centimetri. In un lampo, il Pibe de Oro colpì la palla con il pugno sinistro, mandandola in rete. L’arbitro tunisino Ali Bin Nasser, mal posizionato, non si accorse del fallo e convalidò il gol. Maradona esortò astutamente i compagni a festeggiare subito per fugare ogni dubbio: “Venite ad abbracciarmi, o l’arbitro non la convaliderà”.

Alla conferenza stampa successiva alla partita, interrogato su come avesse segnato quel gol, Maradona avrebbe risposto con una frase destinata a entrare nella leggenda: “Un po’ con la testa di Maradona e un altro po’ con la mano di Dio“. Quella battuta tanto irriverente quanto poetica trasformò un’irregolarità in un mito, dando al gol un soprannome che ancora oggi risuona nel mondo dello sport.

E come se non bastasse, 4 minuti dopo quel primo gol Maradona siglò il secondo, un capolavoro assoluto: partendo da centrocampo, dribblò 5 avversari inglesi con una serpentina mozzafiato, depositando la palla in rete. Votato nel 2002 come “Gol del secolo“, quel gesto dimostrò la grandezza di un giocatore capace di passare dalla furbizia alla genialità pura. L’Inghilterra accorciò le distanze con Gary Lineker al 81°, ma il 2-1 finale spianò la strada all’Argentina verso la semifinale contro il Belgio e la vittoria in finale contro la Germania Ovest.

Il gol della “mano di Dio” scatenò polemiche immediate: i giocatori inglesi, furiosi, protestarono invano; durante il controllo antidoping post-partita Terry Butcher, Gary Stevens e Kenny Sansom, costretti a condividere la stanza con Maradona, faticarono a contenere la loro rabbia. Butcher, anni dopo, dichiarò al Guardian di non aver mai perdonato il Pibe de Oro, che alla loro richiesta di chiarimenti indicò la testa negando il tocco di mano. Il portiere Peter Shilton insistette dicendo di aver visto il fallo, ma Maradona, anni dopo, sostenne che fu Terry Fenwick a notarlo per primo.

Nel 2005, ospite del programma argentino La noche del 10, Maradona ammise pubblicamente il tocco di mano, giustificandolo con la sproporzione fisica con Shilton e l’impossibilità di colpire la palla di testa. Sottolineò però che quel gol non aveva nulla a che fare con la Guerra delle Falkland: “Non volevamo mischiare il calcio con la politica”. Nel 2008, in un’intervista al Sun, espresse un mezzo pentimento: “Se potessi scusarmi e tornare indietro, lo farei, ma un gol è un gol, e grazie a quello l’Argentina ha vinto il Mondiale”. Le sue parole, però, non placarono le critiche di avversari e media.

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