Prima di compiere il suo definitivo cammino verso la ghigliottina il 16 ottobre 1793, la discussa regina di Francia, Maria Antonietta, ha realizzato un ultimo ricamo. Eseguito durante i giorni della prigionia nel Tempio, oggi questo reparto è conservato all’interno della casa museo Alessandro Manzoni a Milano e raffigura un puttino biondo che sistema i fiori in una cesta di vimini. Leggenda vuole, poi, che Maria Antonietta abbia usato come modello il volto di suo figlio, Luigi Carlo.
Come ha fatto, però, questo ricamo carico di valore storico ed umano ad attraversare la Francia e arrivare in Lombardia tra le mani della famiglia Manzoni? A svelare l’arcano è un messaggio custodito dietro la cornice che arricchisce il ricamo e che appartiene a Vittoria Brambilla, la nipote dell’autore dei Promessi Sposi. Qui è spiegato che il lavoro viene regalato dalla stessa regina decaduta alla sua insegnante di cucito per ringraziarla del tempo trascorso insieme. Questa, però, non custodisce l’oggetto per il resto della sua vita ma decide di farne dono, a sua volta, alla scrittrice Sophie de Condorcet, moglie del filosofo e matematico Nicolas de Condorcet.
Il lungo viaggio di questo ricamo, però, non è certo finito qui. Sophie, infatti, lo conserva per molto tempo fino a quando decide di regalarlo, a sua volta, alla grande amica Giulia Beccaria, figlia di quel Cesare Beccaria, autore dell’opera Dei Delitti e Delle Pene, nonché madre di Alessandro Manzoni.
In questo modo, dunque, il ricamo di una regina condannata a morte arriva nel luogo, probabilmente, più giusto ad ospitarlo e valutarlo. Cesare Beccaria, infatti, è stato il filosofo illuminista che, con le sue teorie, ha cercato di dimostrare l’inutilità delle torture e della pena di morte.