Il delitto di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto del 2007 e che ha visto la condanna del fidanzato Alberto Stasi, è stato riaperto. Secondo quanto riferito dal Tg1, un avviso di garanzia è stato notificato ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. L’uomo, all’epoca dei fatti diciannovenne, era stato già indagato su richiesta dei legali di Stasi nel 2016 e 2017. Tuttavia, le indagini non dimostrarono alcun coinvolgimento nell’omicidio della giovane donna, perché il materiale biologico ritrovato sotto le unghie della ragazza era ritenuto “inutilizzabile”. Ora, però, nuovi e sofisticati test del DNA avrebbero messo in correlazione Poggi e Sempio. I reati contestati sono omicidio in concorso con ignoti o con lo stesso Alberto Stasi. Raramente in Italia un caso già passato in giudicato si riapre. Questo avviene in situazioni ben definite, come stabilito dall’articolo 629 del Codice di procedura penale. Le ipotesi principali sono:
- Scoperta di nuove prove decisive (come in questo caso). Se emergono elementi di prova che non erano disponibili al momento del processo e che dimostrano l’innocenza del condannato o il coinvolgimento di altre persone.
- Falsa testimonianza o frode processuale. Se si accerta che la sentenza è stata influenzata da una falsa testimonianza, un errore giudiziario grave o una frode.
- Se la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo stabilisce che il processo si è svolto in violazione dei diritti fondamentali e impone una revisione. I legali di Stasi avevano intrapreso questa strada, ottenendo però un rifiuto a procedere da parte della CEDU.

Giovedì 13 marzo, Andrea Sempio dovrà presentarsi nella sede della scientifica dei carabinieri di Milano per essere sottoposto all’esame salivare e al tampone. Analisi che svolgerà in maniera coattiva dopo che la scorsa settimana, pur in presenza di invito contenuto all’informazione di garanzia, ha rifiutato di sottoporsi agli accertamenti sul DNA.
Le indagini della procura di Pavia, dunque, proseguono a tutto campo. Al momento, Stasi è l’unica persona ritenuta colpevole dell’omicidio di Chiara Poggi. Stasi è in prigione dal dicembre 2015, quando la condanna a 16 anni è diventata definitiva in Cassazione, annullando così le assoluzioni del 2009, del 2011 e la riduzione di un terzo della pena. Egli ha sempre rifiutato ogni accusa, sebbene da subito gli inquirenti hanno concentrato la loro attenzione su di lui.
Il ragazzo sosteneva di essere a casa sua a scrivere la tesi di laurea, nel momento della morte di Chiara. Questo l’alibi su cui la sua difesa poggiava interamente che nei primi due gradi giudizio lo aveva effettivamente salvato. Stasi, infatti, è stato assolto in primo grado, con rito abbreviato e anche in appello, ma non in Cassazione nel 2014.