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Home » Attualità » La guerra ai dazi americani si combatte sui social: ecco cosa si sono inventati i cinesi per aggirare i blocchi

La guerra ai dazi americani si combatte sui social: ecco cosa si sono inventati i cinesi per aggirare i blocchi

Dal produttore al consumatore: ora le merci prodotte in Cina si vendono direttamente sui social senza intermediari. Funziona? Pare di sì.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino16 Aprile 2025
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Imprenditore cinese con Birkin
Imprenditore cinese con Birkin (fonte: Senbags)
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Una nuova strategia digitale sta cambiando le regole della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. Colpiti da dazi statunitensi fino al 145%, i produttori cinesi hanno reagito con creatività. Vendono direttamente ai consumatori americani attraverso TikTok, Rednote e altri social. In questi giorni sono tantissimi i video che testimoniano questo “progetto”. Nei filmati si mostrano prodotti di alta qualità – tanto per citarne uno, la leggendaria borsa Birkin di Hermès che da 34.00o dollari ne costa “solo” 1.400 – offerti a prezzi drasticamente ridotti. Anche se non mancano le voci contrarie a questo trend,  secondo alcuni critici, queste borse sarebbero solo contraffazioni, il fenomeno è virale, E, più che una controffensiva economica, si sta trasformando in una sfida culturale che dovrebbe “smascherare” i meccanismi del consumo occidentale.

Insomma, dal produttore al consumatore, senza intermediari né rincari. È uno dei fornitori a spiegarlo in un video virale: “Più del 90% del prezzo è per il logo. Se non vi interessa, potete comprare direttamente da noi”.

The real cost of #Birkin bag and what you are really paying for.🤦‍♂️ pic.twitter.com/WQTHFL2jKD

— Humanbydesign (@Humanbydesign3) April 13, 2025

E non si tratta solo di borse: abbigliamento, cosmetici, scarpe, elettrodomestici, persino capsule per il bucato vengono mostrati online da operai e commercianti cinesi con sottotitoli in inglese come “Factory price for Americans” (prezzo di fabbrica per gli americani) o “No middleman, no markup” (nessun intermediario, nessun ricarico).

Yhooo Yhoo! 😅🔥🔥🔥🔥

Your “expensive” Stanley cups and bags are made in China and sold very cheap. Xi Jinping is fighting everyone here! Wow.

Don’t start a war with China. pic.twitter.com/byMzhzQqOT

— Evaluator. (@_AfricanSoil) April 13, 2025

Prezzo di fabbrica sì, ma con gusto. Molti video, infatti, smontano l’idea che “Made in China” significhi scarsa qualità. I fornitori enfatizzano materiali pregiati e manodopera specializzata, spesso gli stessi usati per i grandi brand. Alcuni, per attrarre ancora di più, offrono anche la spedizione gratuita e l’azzeramento delle imposte doganali, pur di competere con le barriere tariffarie.

TikTok, live streaming e messaggi personalizzati: tutto serve ad aggirare la barriera dei dazi. Le province industriali cinesi come Guangdong, Zhejiang e Jiangsu, cuore manifatturiero del Paese, sono in prima linea nella nuova strategia di vendita diretta, sfruttando i social come vetrine globali.

La strategia pagherà?  Secondo gli esperti di digital marketin, anche se i video non porteranno folle di americani direttamente in Cina, stanno alimentando la domanda per l’acquisto diretto, scardinando il monopolio dei brand e rendendo visibili i costi nascosti del commercio globale.

China is definitely having their moment… The tea is steaming hot 🥵 pic.twitter.com/5OAYHeo5NG

— Meidas_Charise Lee (@charise_lee) April 12, 2025

C’è poco da fare: la maggior parte dei prodotti sul mercato è realizzata in Cina. E Pechino vuol far pesare sulla bilancia questo potere. Con l’aiuto dei social.

 

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