Da forma popolare a fenomeno culturale, il cinecomic, il film tratto da fumetti, ha percorso una lunga strada. Nato come intrattenimento per ragazzi nei serial degli anni ’40, si è trasformato nel cuore pulsante dell’industria cinematografica del XXI secolo. Tra effetti speciali mozzafiato, narrazioni interconnesse e protagonisti iconici, questo genere ha rivoluzionato il concetto stesso di blockbuster, creando universi condivisi e fandom globali.
Il punto di svolta arriva nel 1978, quando Superman di Richard Donner conquista le sale e dimostra che un eroe in calzamaglia può commuovere, ispirare e, soprattutto, incassare milioni. Christopher Reeve, volto iconico del kryptoniano, regala al pubblico una nuova visione del supereroe: non solo invincibile, ma anche umano, fragile, persino romantico.
Ma il genere resta per anni confinato ai margini del mainstream, tra alti e bassi. Solo negli anni ’90, con Batman di Tim Burton (1989), il cinecomic assume toni più oscuri e autoriali, conquistando anche la critica. Il terreno è ormai fertile.
Nel 2000, X-Men di Bryan Singer introduce temi complessi come l’emarginazione e l’identità. Ma è Iron Man (2008), con Robert Downey Jr., a segnare l’inizio dell’era moderna: Marvel Studios inaugura il Marvel Cinematic Universe (MCU), una macchina narrativa seriale senza precedenti. Il progetto culmina con The Avengers (2012), trasformando il cinecomic in un genere dominante.
Con una miscela di umorismo, epica e personaggi sfaccettati, la Marvel costruisce un impero fatto di oltre 30 film e serie interconnesse, mantenendo alta l’attenzione del pubblico per oltre un decennio. Tanto che dal 23 luglio sono in sala i “nuovi” Fantastici 4.

Sull’altro versante, DC Comics – dopo i successi di Nolan con Il cavaliere oscuro – tenta di replicare la formula con il DC Extended Universe (DCEU), partendo da Man of Steel (2013). Tuttavia, una visione frammentata e una sovrapposizione caotica di toni e personaggi non aiutano a consolidare l’identità del brand.
Oggi, sotto la guida di James Gunn e Peter Safran, il nuovo DC Universe (DCU) si prepara al rilancio, puntando su una narrazione più coesa e brillante.
Da Superman (1978) a Batman (1989), da X-Men (2000) a Iron Man (2008), fino a Black Panther, Wonder Woman e Spider-Man: No Way Home, il cinecomic ha attraversato i decenni adattandosi e reinventandosi. Alcuni titoli hanno avuto un impatto anche socioculturale: Black Panther ha ridefinito la rappresentazione degli afroamericani nel cinema, Wonder Woman ha rilanciato l’eroina come simbolo di empowerment femminile.

Il 9 luglio 2025 (11 luglio negli USA), è arrivato nelle sale Superman, il primo film del nuovo DCU firmato James Gunn. Interpretato da David Corenswet e Rachel Brosnahan, il film si propone di restituire speranza e meraviglia al mito dell’Uomo d’Acciaio, evitando la classica storia delle origini. Il tono sarà più luminoso, ma non superficiale: una narrazione empatica che unisce cuore e azione.
Le prime recensioni italiane parlano di “un ritorno alle emozioni semplici”, di “chimica perfetta tra i protagonisti” e di un’estetica che sembra “un fumetto in movimento”. Segnali, forse, di una nuova primavera per i supereroi al cinema.
Il segreto del successo dei cinecomic risiede in una formula vincente: evasione spettacolare, empatia umana, personaggi riconoscibili e un linguaggio visivo che affonda nella cultura pop. Non sono solo storie di superpoteri, ma parabole moderne su identità, paura, speranza e giustizia. Il pubblico non cerca solo azione: cerca eroi con cui identificarsi.
I cinecomic hanno attraversato l’infanzia del cinema, la sua adolescenza tecnologica e la maturità narrativa. Piacciono perché raccontano chi siamo, chi vorremmo essere e chi abbiamo paura di diventare. E se oggi qualcuno annuncia la loro fine, Superman è pronto a dimostrare, ancora una volta, che ogni eroe può rinascere. Anche al cinema.