L’asteroide Bennu, diventato celebre perché rappresenterebbe una potenziale minaccia nei confronti del pianeta Terra, continua a stupire la comunità scientifica mondiale con rivelazioni che stanno riscrivendo la nostra comprensione delle origini del sistema solare. Tre nuovi studi pubblicati in contemporanea hanno analizzato i campioni raccolti dalla missione OSIRIS-REx della NASA, portando alla luce segreti che risalgono a oltre 4,6 miliardi di anni fa. L’analisi dei frammenti, infatti, ha rivelato che Bennu è un vero e proprio archivio delle condizioni cosmiche esistenti prima della formazione del nostro sistema solare. All’interno dei campioni sono stati identificati granelli di polvere stellare più antichi del Sole stesso, insieme a materiale organico proveniente dallo spazio interstellare.
Questi componenti eccezionali hanno origini diverse e remote. Alcuni si sono formati nelle vicinanze del Sole primordiale, altri nelle regioni più lontane del sistema solare nascente, mentre una porzione proviene addirittura dall’esterno del nostro sistema planetario. La presenza simultanea di elementi così diversi rappresenta una scoperta senza precedenti.
I ricercatori hanno ricostruito l’incredibile storia dell’asteroide madre di Bennu, che si trovava in origine oltre le orbite di Giove e Saturno. Questo corpo celeste primordiale subì una collisione devastante che lo frantumò del tutto. Tuttavia, i frammenti sopravvissuti si riformarono gradualmente, dando origine al Bennu che conosciamo oggi.

Durante questo processo di distruzione e ricostruzione, l’80% dei materiali dell’asteroide madre subì una trasformazione radicale. Il ghiaccio accumulato nelle regioni esterne del sistema solare si sciolse a causa del calore generato dall’impatto, creando liquidi che reagirono con la polvere circostante e formarono minerali ricchi di acqua.
La superficie di Bennu porta i segni evidenti di miliardi di anni di bombardamento da parte di micrometeoriti e particelle del vento solare. Questi impatti microscopici hanno creato crateri minuscoli e “fusioni da impatto” – frammenti di roccia che un tempo erano allo stato fuso – fornendo agli scienziati informazioni preziose sui processi di alterazione spaziale.
Questi fenomeni di erosione spaziale avvengono molto più rapidamente di quanto si pensasse in precedenza, suggerendo che la superficie degli asteroidi evolve continuamente sotto l’influenza dell’ambiente cosmico.
Il confronto con i campioni dell’asteroide giapponese Ryugu e con meteoriti primitivi trovati sulla Terra ha evidenziato sia similitudini che differenze significative. Mentre tutti questi oggetti sembrano avere origini simili nelle regioni più remote del sistema solare primordiale, Bennu presenta caratteristiche uniche che suggeriscono variazioni regionali o temporali nelle condizioni di formazione.
In sintesi, Bennu contiene polvere stellare più antica del nostro sistema solare e materiali organici provenienti dallo spazio interstellare. La sua storia di distruzione e “rinascita”, documentata dalla NASA può dirci molto sulle “nostre” origini.