Santino Tuzi, nato nel 1949 ad Arce è il carabiniere morto suicida l’11 aprile 2008, sette anni dopo il delitto di Serena Mollicone e dopo aver testimoniato che la ragazza era entrata effettivamente nella caserma di Arce, dove si presume sia stata uccisa. Sua moglie Teresa Lupo non è mai stata convinta dell’ipotesi secondo la quale l’uomo si sarebbe tolto la vita sparandosi in macchina. Anche sua figlia Maria Tuzi si è spesa per cercare di fare chiarezza sulla misteriosa morte del padre. Tuzi aveva anche un altro figlio.
Il brigadiere fu ritrovato senza vita a 59 anni nella sua auto parcheggiata sul greto del Liri, ad Arce. La causa di morte fu un colpo di arma da fuoco sparato dalla sua pistola di ordinanza. Il cadavere di Tuzi fu ritrovato con un braccio disteso lungo il corpo e l’altro piegato sul freno a mano. Tuzi era considerato un supertestimone del caso di Serena Mollicone e morì una settimana dopo la deposizione che aveva rilasciato alla Procura di Cassino. Sarebbe dovuto tornare a testimoniare in ulteriori confronti. Ai familiari di Tuzi, i carabinieri dissero che l’uomo si era ucciso per ragioni sentimentali: “Il giorno che mio padre si è ucciso o l’hanno istigato ad uccidersi, sono venuti a bussare a casa i carabinieri.” – ha spiegato Maria Tuzi – “In quel preciso momento abbiamo capito che a papà era accaduto qualcosa di brutto. Vennero i suoi superiori e ci dissero che si era ucciso per questioni sentimentali. Come si fa a dire ad una figlia, ad una moglie ad un figlio, a dei nipoti che stavano vivendo un dramma senza fine, che tutto era accaduto per questioni di donne”
La moglie di Tuzi si dice convinta che il marito non si sia ucciso e che negli ultimi tempi era sereno come sempre. Ha spiegato anche che il carabiniere non le parlava di questioni lavorative, non accennò a Serena e non le disse neanche che sarebbe andato in tribunale a Cassino a testimoniare: “Sono convinta, conoscendo mio marito, che non è possibile che si sia ucciso. Lui è stato a Cassino e forse ha detto qualcosa che non doveva dire. Non mi parlò mai della scomparsa di Serena, che conoscevamo. Lo abbiamo saputo dalla televisione. Lui disse solo che era scomparsa una ragazza”
Maria Tuzi, figlia del carabiniere, descrisse le due testimonianze audio di suo padre, che ha ascoltato più volte: “Mio padre nella prima dichiarazione avrebbe fornito elementi importanti nella ricostruzione. La sua voce era quella di sempre: ferma, calma. Poi nella seconda registrazione degli interrogatori ascoltata la sua voce cambia. Ritratta tutto. Dice che non conosce neppure Serena: cosa impossibile. Posso solo immaginare cosa abbia provato”
Nel 2023 Maria ha aggiunto: “Perché mio padre non c’è più, lo sappiamo: è stato l’unico a dire la verità. Sapeva di fare la cosa giusta, ma lo faceva contro persone più potenti di lui”. Maria spiega anche di aver ricevuto intimidazioni: “Quando ho incominciato a voler fare chiarezza sulla morte di mio padre sono stata vittima, insieme ai miei familiari, di atti intimidatori. Sono arrivati anche ad appendere una corda al collo del mio cane che solo per un miracolo non è morto soffocato”
Agli atti degli inquirenti arrivò anche un’intercettazione dell’uomo con la sua amante, Anna Maria Torriero, in cui l’uomo ammette di essere stato chiamato per motivi di lavoro, legati alla sparizione della ragazza. Torriero ha aggiunto di aver visto più volte Serena Mollicone entrare ed uscire dalla caserma, ma non il 1 giugno: “Io andavo a portare il pranzo a Santino e lei saliva o scendeva dalla caserma. La conoscevo bene”. Torriero, inoltre, spiegò che Santino Tuzi le aveva fatto capire chiaramente che a breve si sarebbe ucciso.
Per Maria Tuzi, Torriero mente oppure non dice tutto quello che sa: “Quella donna mente. Sa molte più cose di quanto voglia far credere. Ci ha costretti ad ascoltare aspetti della vita intima con nostro padre che sono stati laceranti. Avrebbe dovuto, se non altro per umana pietà, dire la verità. Mio padre è morto ma non merita di essere oltraggiato come sta accadendo in questo processo”. Di s