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Home » Attualità » Come si ottiene il fumo bianco e nero quando si elegge il Papa?

Come si ottiene il fumo bianco e nero quando si elegge il Papa?

Ecco quali materiali sono necessari per realizzare il fumo bianco e il fumo nero utilizzati nella fase conclusiva di un conclave.
Gabriella DabbeneDi Gabriella Dabbene23 Aprile 2025
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La fumata bianca che annunciò l'elezione del successore di Benedetto XVI, il 13 marzo 2013
La fumata bianca che annunciò l'elezione del successore di Benedetto XVI, il 13 marzo 2013 (fonte: ANSA / Maurizio Brambatti)
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Chi ha assistito all’elezione di Papa Francesco o dei suoi predecessori sa bene che il momento culminante di un Conclave è quello in cui il comignolo della Cappella Sistina, nella quale sono riuniti i Cardinali impegnati a votare il nuovo Papa, emette un segnale di fumo che comunica l’esito di tali votazioni ai fedeli di tutto il mondo: il fumo può essere bianco o nero a seconda che il nuovo successore di San Pietro sia stato effettivamente eletto. Vediamo insieme come vengono realizzati questi segnali e qual è il loro significato.

La cosiddetta fumata nera è ottenuta con l’utilizzo di perclorato di potassio, antracene e zolfo, e sta a indicare che nello scrutinio appena concluso nessun cardinale ha ottenuto i due terzi dei voti totali, soglia minima necessaria affinché un cardinale venga eletto papa; sarà quindi necessario almeno un altro scrutinio prima che venga raggiunto un consenso. Sia in questa fumata che in quella bianca, il combustibile utilizzato è composto anche dalle schede elettorali e dai documenti riguardanti la votazione appena conclusa.

La fumata bianca, realizzata con clorato di potassio, lattosio e colofonia (una resina naturale detta anche “pece greca”), indica invece che il risultato dello scrutinio è stato positivo: un cardinale ha raggiunto la maggioranza di voti prevista e di conseguenza è stato eletto papa. Al fine di rendere ancora più inconfutabile il responso della fumata bianca, la sua comparsa è ora accompagnata dal suono delle campane della Basilica di San Pietro, dalla quale il comignolo è ben visibile (come anche dalla piazza antistante).

La stufa della Cappella Sistina da cui partono le fumate bianche o nere di ogni Conclave
La stufa della Cappella Sistina da cui partono le fumate bianche o nere di ogni Conclave (fonte: ANSA)

In passato esisteva anche una fumata gialla, il cui colore non era però indicativo dell’andamento del Conclave: essa veniva emessa ancor prima che questo avesse inizio, per verificare il corretto funzionamento della stufa. Nel 2005, la stufa tradizionale della Cappella Sistina è stata dotata di un sistema elettronico che ne verifica in automatico il funzionamento, ed è stata anche affiancata da una seconda stufa per l’utilizzo di fumogeni che migliorino la visibilità di ogni fumata nera o bianca. Di conseguenza, la fumata gialla non è più necessaria.

L’utilizzo di segnali di fumo per annunciare l’elezione o mancata elezione di un papa risale al XIX secolo: a quel tempo si era soliti semplicemente dar fuoco alle schede elettorali in caso di mancata elezione; nessuna fumata invece quando veniva eletto un nuovo Pontefice. Nel Conclave del 1903, una stufa situata nella Sala Regia del Palazzo Apostolico in Vaticano emise del fumo grigiastro quando vennero bruciate le schede elettorali dei cardinali al termine dei primi 6 scrutini, ma non al termine del settimo e ultimo, che decretò l’elezione di Pio X. Solo a partire dal Conclave del 1914, conclusosi con l’elezione di Benedetto XV, si assistette a una differenziazione tra fumata bianca (elezione riuscita) e fumata nera (elezione non riuscita).

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