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Home » Attualità » Leoncavallo sfrattato: il centro sociale che divenne tempio di lotte e sogni di libertà

Leoncavallo sfrattato: il centro sociale che divenne tempio di lotte e sogni di libertà

La storia del Leoncavallo, centro sociale milanese dal 1975: occupazione, cultura punk, resistenza e autogestione in 50 anni di lotte.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino21 Agosto 2025Aggiornato:21 Agosto 2025
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La prima sede del Leoncavallo
La prima sede del Leoncavallo (fonte: Wikipedia)
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Pochi luoghi in Italia rappresentano la forza dei movimento popolari come il Leoncavallo, uno dei centri sociali più importanti d’Italia. Si tratta di uno “Spazio Pubblico Autogestito” (SPA), cioè un luogo occupato da cittadini che lo gestiscono autonomamente. In queste ore, la polizia sta eseguendo, con l’ufficiale giudiziario, l’ordine di sfratto emesso nei suoi confronti, decisione rinviata centinaia di volte in questi anni e ora arrivata a compimento. Al termine dell’operazione, l’ex cartiera di via Watteu finirà a una società della famiglia Cabassi, proprietaria dello stabile.

La sua lunga storia inizia  il 18 ottobre 1975, quando un gruppo di attivisti politici occupa un’area abbandonata di 3.600 metri quadrati in via Leoncavallo 22 a Milano (oggi si trova in via Watteau). Si trattava di giovani dei movimenti extraparlamentari, ovvero gruppi politici che operavano al di fuori dei partiti tradizionali, nati principalmente durante le proteste studentesche degli anni ’60 e ’70.

Il Leonka, come familiarmente ribattezzato, proponeva asili nido e doposcuola, mense popolari, un consultorio ginecologico, e spazi per attività culturali. Claudio Bisio e Gabriele Salvatores, per citarne due, si sono formati proprio qui. Dove da ragazzo fu avvistato più di una volta l’attuale ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. Il quale tuttavia oggi ha un’idea molto diversa della questione, manifestando soddisfazione per lo sfratto:

 

Decenni di illegalità tollerata, e più volte sostenuta, dalla sinistra: ora finalmente si cambia. La legge è uguale per tutti: afuera! pic.twitter.com/FLdaV7Q8mT

— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) August 21, 2025

 

Nei primi di vita nascono anche Radio Specchio Rosso sull’onda delle radio libere, la Casa delle Donne (uno spazio femminista) e la Scuola Popolare, con corsi di formazione alternativi. Nel 1978 il dramma dell’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, assassinati a colpi di arma da fuoco in un agguato fascista, mentre stavano indagando sul traffico di droga nel quartiere. L’agguato fu rivendicato dai NAR e portò a indagini su elementi della destra eversiva romana come Massimo Carminati, Mario Corsi (poi diventato conduttore di programmi radiofonici sulla Roma) e Claudio Bracci. L’inchiesta fu archiviata nel 2000 per mancanza di prove e riaperta lo scorso maggio.

Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, i movimenti giovanili attraversano un periodo durissimo. Lo Stato intensifica la repressione contro gli attivisti, mentre l’eroina devasta intere generazioni. Il Leoncavallo diventa un “rifugio” per chi resiste. Tutto questo mentre nascevano le tv commerciali di Silvio Berlusconi e nel mondo Reagan e Thatcher rappresentavano il potere massimo. Al Leoncavallo tutto era diverso e nel 1984 divenne il cuore pulsante della scena punk milanese. Una nuova fase di proteste portò alle manifestazioni contro il nucleare e al sostegno ai nuovi movimenti studenteschi come la Pantera. Poi arrivarono i numerosi spostamenti degli anni ’90, con approdo finale a Via Watteau.

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