La disforia di specie non è riconosciuta come condizione clinica, ma porta le persone che la vivono a sentire appartenenza a una specie diversa da quella che si ha alla nascita. Il caso più celebre è quello del bambino-lupo scozzese, un ragazzino di una scuola secondaria che si identifica appunto come lupo. Il piccolo è stato accettato dal suo istituto e partecipa alle lezioni con il sostegno degli insegnanti. Ciò in ottemperanza alle linee guida del governo scozzese denominate Girfec, ovvero Getting it right for every child, “Per ogni bambino, la soluzione giusta“.
Le linee guida sono solitamente applicate per la disforia di genere, ovvero quando una persona, in questo caso una bambina o un bambino, non sentono di appartenere al sesso biologico assegnato alla nascita. Ma nella fattispecie sono state anche ampliate alla disforia di specie.
Parallela alla riflessione sulla disforia di genere, se ne può fare un’altra sulla comunità furry, composta da individui che si identificano come “persone animali”. Conta circa due milioni di appartenenti in tutto il mondo, in particolare Giappone, Usa, Gran Bretagna e Germania. Solitamente, si tratta di uomini che hanno una predilezione per gli animali antropomorfi presenti in romanzi, videogiochi o film d’animazione. I membri di questa comunità spesso creano degli alter-ego (le fursona, dalla fusione di persona e fur, pelliccia) degli avatar dotati di fursuit, un costume di finta pelliccia.
Non finisce qui. In questo vasto mondo ci sono anche i Theriani, i quali sono convinti di essere degli animali, intrappolati in un corpo umano. In un certo modo non si identificano come animali, ritengono di essere animali in tutto e per tutto.