La caravella portoghese (Physalia physalis) è recentemente balzata agli onori della cronaca per la sua crescente presenza nel Mediterraneo, destando preoccupazione tra i bagnanti. Ma cosa sappiamo veramente di questo organismo? Spesso erroneamente definita medusa, la caravella portoghese è in realtà un sifonoforo, una colonia di organismi specializzati e interdipendenti.
A differenza delle meduse, la caravella portoghese galleggia grazie a un pneumatoforo, una sacca piena di gas, dalle caratteristiche iridescenze blu-viola. Sotto la superficie, si celano tentacoli urticanti, che possono estendersi fino a 30 metri, un’insidia invisibile per i bagnanti. Questi tentacoli sono armati di cellule che iniettano un potente veleno, dette nematocisti, sono responsabili di reazioni che variano da un intenso dolore a shock anafilattico, in casi estremi, ovvero se la persona colpita è già soggetta a reazioni allergiche.

L’arrivo della caravella portoghese nelle acque italiane non è un fenomeno del tutto nuovo. Studi del WWF documentano la sua presenza nel Mediterraneo già a metà Ottocento. Tuttavia, il cambiamento climatico e il conseguente riscaldamento delle acque stanno favorendo la sua migrazione verso nord, aumentando la frequenza degli avvistamenti lungo le coste italiane, spagnole e francesi.
In caso di avvistamento di una caravella portoghese, è fondamentale mantenere la calma ed evitare qualsiasi contatto. Se si viene punti, è cruciale rimuovere con attenzione eventuali residui di tentacoli, senza strofinare la zona interessata. Risciacquare abbondantemente con acqua di mare (mai con acqua dolce, che potrebbe attivare le nematocisti residue) e applicare impacchi freddi può alleviare il dolore. Consultare un medico è sempre consigliabile, soprattutto in presenza di reazioni allergiche o sintomi gravi.
La conoscenza è la nostra migliore arma contro i pericoli del mare. Informarsi sulle caratteristiche della caravella portoghese, sulle precauzioni da adottare e sul corretto comportamento in caso di contatto, ci permette di godere delle nostre spiagge in sicurezza, rispettando al contempo la biodiversità del nostro ecosistema marino.