Dopo alcuni giorni di detenzione in Israele, Greta Thunberg è tornata in libertà. L’attivista svedese, simbolo mondiale della lotta contro la crisi climatica da quando ha solo 13 anni, è stata fermata insieme ad altri membri della Global Sumud Flotilla, la spedizione che ha cercato di portare aiuti umanitari a Gaza sfidando il blocco navale imposto ingiustamente e senza nessun tipo di valenza giuridica da parte di Israele.

Il suo arrivo ad Atene, dove è stata espulsa, ha assunto i toni di un ritorno trionfale. Una folla di sostenitori, infatti, con bandiere e cori di solidarietà l’ha accolta all’aeroporto. Ed è di fronte a tutti loro e alla stampa presente che Greta, visibilmente provata ma determinata, ha scelto di non arretrare di un passo facendo sentire la sua voce su quanto accaduto:
Potrei parlare a lungo su quanto accaduto dopo il nostro fermo e sulle condizioni in cui siamo stati. Ma non è questa storia che deve essere raccontata. Fondamentale è capire che sta avvenendo un genocidio davanti ai nostri occhi. E nessuno si trova nella posizione di non sapere o non essere a conoscenza per qualche motivo. Il sistema internazionale ha fallito. Nessuno Stato può ritenersi innocente se continua a voltarsi dall’altra parte.
Visualizza questo post su Instagram
Parole dure, pronunciate con la consueta calma glaciale che l’ha resa celebre, ma anche con una nuova Grace consapevolezza. Ossia quella delle condizioni disumane in cui vivono i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Secondo quanto riportato dal Guardian e da Reuters, gli attivisti della flottiglia, tra cui Thunberg, sarebbero stati trattenuti in una struttura di Ketziot, nel deserto del Negev, in condizioni che lei stessa ha definito disumane.
Mi è stato negato cibo e acqua a sufficienza. Ho avuto problemi di disidratazione e irritazioni cutanee per le cimici che infestavano le celle.
Greta ha inoltre denunciato che ad alcuni prigionieri sarebbe stato ordinato di posare con bandiere israeliane e di restare seduti per ore su superfici dure, sotto il sole cocente. Ovviamente le autorità israeliane hanno negato le accuse, sostenendo di aver rispettato tutte le norme internazionali sui diritti dei detenuti. Ma la testimonianza della giovane attivista, amplificata dai media e dai social, sta trasformando la vicenda in un caso politico internazionale, sollevando nuove tensioni.
Durante le ore più calde di questo ritorno, però, Greta ha trovato anche il tempo per un nuovo scontro con Donald Trump. Il presidente americano, da sempre suo detrattore, aveva commentato ironicamente la sua detenzione definendola una conseguenza della sua mania di protagonismo e ribadendo che la giovane avrebbe problemi di gestione della rabbia. La risposta, ovviamente, non si è fatta attendere. Su Instagram, infatti, Thunberg ha scritto:
A Trump: gradirei cortesemente eventuali raccomandazioni che potresti dare per affrontare questi cosiddetti ‘problemi di gestione della rabbia’, dato che, a giudicare dal tuo impressionante curriculum, sembri soffrirne anche tu.
Un post breve, sarcastico, capace di infiammare il web in poche ore, come già accaduto in passato.