J. D. Vance è diventato il nuovo vice presidente della seconda amministrazione Trump ma in pochi conoscono i particolari della sua storia degna di una sceneggiatura hollywoodiana. Nato a Middletown, nell’Ohio, il 2 agosto del 1984, ha avuto un’infanzia alquanto difficile. Dopo il divorzio dei genitori, infatti, ha vissuto con la madre single e con problemi di alcolismo e tossicodipendenza. Oltre a non aver mai avuto una figura maschile di riferimento, è cresciuto con altro personaggio particolare della sua famiglia. Si tratta di sua nonna, diventata madre quando aveva solo 13 anni ed amante delle armi. Sembra, infatti, che la donna possedesse ben 19 pistole e che fosse pronta ad usarle. A dimostrazione del suo temperamento, poi, diede fuoco al marito, violento e alcolizzato a suo volta.
Per sfuggire a questa condizione famigliare Vance, come molti altri ragazzi in difficoltà economiche e con realtà difficili, decide di arruolarsi nei Marines a 21 anni, prendendo parte alla missione in Iraq. Grazie, poi, al G.I. Bill, ossia la legge a protezione dei veterani di guerra, ha potuto pagare gli studi, frequentando l’università di Yale. Anche la sua carriera politica inizia presto ed è caratterizzata da una chiara ostilità a Donald Trump e ai sottovalori che rappresenta. All’inizio, infatti, Vance è un esponente del movimento Never Trump e definisce il presidente un vistoso miliardario ma anche come l’Hitler americano.
Dal suo punto di vista Trump non ha mai dato una soluzione ma ha sempre sottolineato i problemi alimentando negli americano un senso di disfatta ed impotenza. Il suo punto di vista, però, è cambiato da quando ha corso per il Senato nel 2022. Le motivazioni sono ancora ignote ma, forse, potrebbero rifarsi agli stessi sentimenti che, stando alle pagine della sua autobiografia, Elegia Americana, diventato poi un film per Netflix, diretto da Ron Howard, lo hanno spinto ad entrare nei Marines. Ossia la consapevolezza di non avere altra scelta.