Un anno fa, la morte della scrittrice Michela Murgia. Non solo un’artista, ma una vera attivista che attraverso le sue opere ha affrontato temi importanti come femminismo e lotta al patriarcato.
Che ha dato al mondo un messaggio nuovo con la sua famiglia queer, formata da amiche, amici e compagni che le sono stati vicine e vicini fino alla fine. In un’intervista esclusiva rilasciata a La Nuova Sardegna, sua madre Costanza ha ricordato la figlia con parole tenere e vitali:
“Michela non muore mai. Ogni volta che mi sembra di sentire il distacco, c’è sempre un libro nuovo, una cosa nuova che qualcuno da qualche parte fa per lei. Questo mi permette di sentirla viva, di non sentire la sua assenza“.
Ultimo libro in ordine cronologico è Ricordatevi come mi pare, uscito ad aprile per Mondadori. Che poi è la scritta che compare su uno dei tanti murales a lei dedicati, quello che si trova a Roma.
Il volume racconta del suo essere scrittrice ed è “L’unica autobiografia organica possibile per una che ha attraversato il mondo correndo scalza, bruciando luminosamente ogni tappa“.
Costretta a stare su una carrozzella, per motivi di salute, Costanza Murgia ha raccontato:
“In tanti hanno speso o scritto belle parole per Michela. Questo è stato molto bello. Mia figlia ha sempre fatto tutto secondo giustizia e non secondo convenienza, io me lo spiego così. Nessuno la chiama mai ‘scrittrice’. Per tutti è semplicemente Michela. Ho letto su Instagram delle frasi stupende dedicate a Michela. Una anziana le ha scritto: ‘Figlia mia, sorella mia, ecco perché ti sono vicino, perché la penso come te’. Credo non sia facile pensarla come mia figlia a quell’età. Le ho mandato un bigliettino per ringraziarla. Fa piacere sapere che lei non si è allontanata mai da nessuno, dai giovani e dai vecchi“.
Aggiungendo:
“Michela non è morta, è sempre qui con noi. Io ci parlo sempre con lei, sorrido con lei e a volte ci litigo anche. È rimasta parte integrante del mio vivere. Anche quando mi arrabbio con lei e scatto, poi torno indietro, rifletto. Spesso mi vengono in mente momenti intimi vissuti con lei. Eravamo in spiaggia a Is Arutas e Michela mi dice: ‘Mamma, mi faccio il bagno’. Esce dall’acqua e viene da me con un polpetto in mano. ‘Dammelo che ti faccio vedere una cosa’, le faccio. Lei lo mette sulla sabbia e lui pian piano torna in mare. ‘Hai visto, il polpo è un essere intelligente, è tornato a casa sua’, le dico. Michela allora scoppia a ridere e mi fa: ‘Mamma, non avevo mai visto un polpo camminare’. Quando sorrideva, Michela illuminava il mondo“.
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