Un’azione di disturbo in piena regola che assume una forma inaspettata. Nelle scorse ore la Corea del Nord ha inviato ai rivali di Seoul 150 palloni aerostatici carichi di immondizia varia. In qualche sacco erano presenti anche delle feci umane. Un gesto che va letto come risposta a un precedente invio, in direzione contraria, sempre per via aerea, di materiale propagandistico anti-Pyongyang. E di chiavette USB piene di contenuti della cultura pop sudcoreana (tra make-up specialist e band Kpop, una delle più vitali negli ultimi anni). Kim Jong-un, leader supremo della Corea del Nord, allora, ha organizzato una risposta altrettanto d’effetto.
Cosa c’era in questi sacchi? Un po’ di tutto: bottiglie di plastica, batterie, parti di scarpe. E anche escrementi. Secondo l’agenzia Yonhap, sebbene difficile da confermare: “si presume fossero feci a causa del colore scuro e dell’odore“. Il metodo usato, quello dei palloni aerostatici, ha permesso al materiale in questione di attraversare indisturbato il confine per cadere in varie località del Paese. Fino ad arrivare alla provincia di South Gyeongsang.
Questi lanci rappresentano un “chiaro sfregio alle normative internazionali”, ha spiegato un funzionario del Joint Chiefs of Staff (JCS) della Corea del Sud, denunciando tali atti come “disumani e volgari”.
Anche Peter Ward, ricercatore presso il Sejong Institute, ha voluto dire la sua sulla questione. Ribadendo che “l’utilizzo di palloncini per fini propagandistici o come forma di protesta è molto meno rischioso di un’azione militare aperta, ma complica notevolmente la gestione della situazione senza un’escalation militare incontrollabile”.