Delle tante caratteristiche che hanno segnato Benito Mussolini, una spicca su tutte le altre, almeno quando si parla di vita privata: il fatto che fosse un inguaribile donnaiolo. Il Duce sfruttò molto questa sua indole di “garibaldino dell’amore” per promuovere l’immagine dell’uomo virile, sessualmente prodigo, incapace di essere monogamo. Un’immagine connaturata al personaggio che divenne per molti uomini dell’epoca una sorta di modello da seguire.
Benito Mussolini ha avuto davvero una quantità sterminata di amanti (si dice seimila, più probabile 60) e di figli al di fuori del matrimonio con Rachele Guidi. La donna sposata con rito civile nel 1915 e successivamente cattolico nel 1925, che gli diede cinque eredi: Edda (poi moglie di Galeazzo Ciano), Vittorio, Bruno, Romano e Anna Maria. Di umilissime origini, Rachele era la figlia della nuova compagna del padre di Mussolini. Per il Duce ebbe un vero colpo di fulmine, reciproco del resto. E difeso a dispetto di tutto e tutti.
Le amanti riconosciute
Tra le amanti accertate, tra le più conosciute c’è Ida Dalser, la cui tragica vicenda è stata raccontata da Marco Bellocchio in Vincere. Dalser ebbe con Mussolini un figlio, Benito Albino, nel 1915, poi riconosciuto l’anno successivo. Il rapporto tra i due fu segnato da furenti liti, dovute al fatto che Dalser pretendesse di essere considerata l’unica legittima compagna di Mussolini, di cui aveva finanziato l’attività politica.
Con Mussolini al potere, fu internata in manicomio a Pergine Valsugana e a San Clemente, a Venezia, dove morì. Celebre fu la lite da Dalser e Guidi, incinta di Edda, al capezzale di Mussolini ferito in guerra.
Negli anni giovanili, quando era socialista, Mussolini ebbe relazioni anche con Angelica Balabanoff a Margherita Sarfatti, entrambe ebree. Tra le amanti note troviamo Leda Rafanelli e Giulia Carminati, Angela Curti Cucciati, da cui ebbe la figlia Elena e Bianca Veneziana, madre di Glauco. Infine, la giornalista Marta Fontanges e la pianista Magda Brard.
Senza dubbio, però, la più nota compagna del Duce fu Claretta Petacci, che, dopo la caduta del fascismo nel 1943, morì al suo fianco il 28 aprile del 1945, fucilata dai partigiani. Da sempre ammiratrice del Duce, Petacci intrecciò con lui una relazione stabile, accettata a malincuore da donna Rachele.
Di 29 anni più giovane di Mussolini, pur essendo a sua volta coniugata con il sottotenente della Regia Aeronautica Riccardo Federici, frequentava con regolarità Palazzo Venezia, suscitando lo scandalo da parte dei gerarchi. Ed era l’unica che poteva chiamarlo con il vezzeggiativo Ben. Fu martire per amore dunque? Non proprio.
Racconta la studiosa Mirella Serri, autrice della biografia di Petacci, Claretta l’hitleriana. Storia della donna che non morì per amore di Mussolini:
“Claretta quando incontra Mussolini aveva vent’anni e tra le prime cose chiede al dittatore di intervenire per aiutare il padre in un processo. Clara è sicuramente attratta dal suo amante ma contemporaneamente è assolutamente determinata a ricavare tutti i vantaggi dalla situazione di privilegio in cui si trova. Per lui sopporta tanti tradimenti – ‘ho più corna in testa di un cesto di lumache’, dice – e per sé stessa e la sua famiglia si dedica al malaffare (traffico d’oro, soldi presi dagli ebrei a cui concedeva certificati)“.