La pressione arteriosa è uno di quegli aspetti del nostro organismo che non si avverte direttamente, eppure rappresenta un indicatore fondamentale della salute cardiovascolare e generale. Ma come funziona esattamente questo meccanismo vitale che mantiene il nostro corpo in vita? Ovviamente, tutto parte dal cuore. Con ogni battito, la nostra pompa spinge il sangue verso tutte le parti vitali del corpo, raggiungendo muscoli, ossa e organi attraverso una complessa rete di vasi sanguigni composta da arterie, capillari e vene.
Quando il sangue scorre attraverso le arterie – i “tubi” che trasportano l’ossigeno ai tessuti – esercita una forza contro le pareti di questi vasi. Questa forza con cui il sangue viene spinto dalla pompa cardiaca nei vasi prende il nome di pressione arteriosa. È un processo continuo e ritmico che segue i battiti del nostro cuore.
Quando ci viene misurata la pressione sono due i valori che ci vengono comunicati, la minima e la massima. Ebbene, la pressione sale e scende seguendo le contrazioni del cuore: è massima quando il cuore si contrae (sistole) per spingere il sangue in circolo ed è minima quando il cuore si rilascia (diastole) per riempirsi di sangue.

Il primo numero, chiamato pressione sistolica (o massima), indica la forza esercitata quando il cuore si contrae vigorosamente per inviare il sangue in tutto il corpo. Il secondo numero, la pressione diastolica (o minima), misura la pressione residua nelle arterie quando il cuore si rilassa tra un battito e l’altro. Questi valori vengono espressi insieme: per esempio, una pressione di “120 su 80” significa 120 mmHg (millimetri di mercurio) sistolica e 80 mmHg diastolica.
Secondo le nuove linee guida europee ESC 2024, la classificazione della pressione arteriosa è stata semplificata e aggiornata. Una pressione arteriosa normale dovrebbe mantenersi sotto i 120/70 mmHg. Quando questi numeri aumentano, il cuore deve lavorare più intensamente per pompare il sangue.
Le nuove linee guida distinguono tre categorie principali:
- pressione arteriosa non elevata (sotto 120/70 mmHg);
- pressione arteriosa elevata (120-139/70-89 mmHg);
- pressione arteriosa alta (sopra 140/90 mmHg).
Questa nuova classificazione amplia la popolazione che necessita di monitoraggio, includendo nella categoria “elevata” valori che prima erano considerati ai limiti della normalità. Valori che raggiungono 180/120 mmHg costituiscono ancora una crisi ipertensiva che richiede intervento medico immediato.
La misurazione avviene tipicamente attraverso lo sfigmomanometro (ora elettronico), un dispositivo medico composto da un bracciale automatico che si gonfia attorno al braccio. Quando il sangue passa sotto il bracciale, la circonferenza del braccio aumenta impercettibilmente, e attraverso la misurazione delle oscillazioni a diversi livelli di pressione, lo strumento calcola i valori pressori.