La genealogia forense rappresenta un’innovazione straordinaria nell’ambito delle indagini giudiziarie, combinando tecnologie genetiche avanzate con metodi di ricerca genealogica tradizionali. Grazie all’accesso a database genetici commerciali e a tecniche di costruzione di alberi genealogici, essa consente di identificare parenti anche molto distanti, spesso terzi o quarti cugini, per ricostruire le origini di un DNA sconosciuto. Questo approccio ha permesso di risolvere centinaia di casi considerati irrisolvibili.
Quali sono i passaggi dell’analisi
- Acquisizione del DNA e accesso ai database genetici. Il DNA prelevato dalla scena del crimine o da resti umani è analizzato utilizzando tecniche avanzate che possono esaminare fino a un milione di siti genetici, rispetto ai soli 21 dei metodi tradizionali. I profili genetici sono caricati su database come GEDMatch e FamilyTreeDNA, accessibili solo previa autorizzazione degli utenti.
- Ricerca di parenti e costruzione di alberi genealogici. Utilizzando segmenti di DNA condivisi (Identity-By-Descent), gli investigatori identificano parenti genetici presenti nei database, come terzi o quarti cugini. Successivamente, genealogisti esperti ricostruiscono alberi genealogici, partendo da antenati comuni per risalire a candidati potenzialmente riconducibili al DNA ignoto.
- Riduzione del pool di candidati. Una volta identificati i potenziali candidati, il pool viene ristretto incrociando dati come età, posizione geografica e contesto del caso. L’identificazione finale richiede la conferma con analisi del DNA tradizionali.
Per cosa si usa? La genealogia forense è usata principalmente per:
- Risolvere omicidi e aggressioni sessuali irrisolti.
- Identificare resti umani non riconoscibili con altri mezzi (denti, impronte digitali).
- Aiutare in situazioni di disastri naturali o traffico di esseri umani.
I dubbi
La genealogia forense ha rivoluzionato le indagini, tuttavia, non è immune da controversie. Casi di identificazioni errate e questioni di privacy hanno attirato critiche. La tecnologia, quindi, è stata integrata con rigide normative, progettate per tutelare la privacy degli individui e prevenire l’uso improprio dei dati genetici.
Ad esempio, l’accesso ai database genetici pubblici come GEDmatch o FamilyTreeDNA è consentito solo per determinate tipologie di indagini, come casi di omicidio, aggressioni sessuali o identificazione di resti umani. Inoltre, le forze dell’ordine devono rispettare i termini di servizio delle piattaforme e ottenere l’autorizzazione esplicita per condurre ricerche in queste banche dati.
Secondo le fonti aggiornate a dicembre 2023, sono stati risolti oltre 651 casi grazie alla genealogia forense, tra cui 318 arresti di perpetratori e 464 identificazioni di resti umani. Tra questi casi, i più noti sono quelli del Golden State Killer che portò all’arresto, nel 2018, di Joseph DeAngelo, un ex poliziotto responsabile di oltre 50 stupri e 13 omicidi in California tra il 1974 e il 1986. E il duplice omicidio di Linköping, in Svezia, che ha ispirato la miniserie di Netflix, La Prova.