Alcuni farmaci per il raffreddore potrebbero causare l’ictus e infarto cardiaco: lo rivela un rapporto dell’Ansm, l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza dei medicinali e dei prodotti sanitari secondo cui i vasocostrittori a base di pseudoefedrina potrebbero rappresentare un fattore di rischio. Come certificato dal moltiplicarsi di casi di gravi malattie associate a ipertensione e contrazione dei vasi sanguigni cerebrali.
La pseudoefedrina è un composto simpaticomimetico, ovvero che riproduce gli effetti della stimolazione del sistema nervoso simpatico sui tessuti. Appartiene alla famiglia delle anfetamine. La si usa anche nel caso si voglia favorire lo stato di veglia. E, in ambito illegale, viene impiegata anche come precursore delle metanfetamine.
Solitamente, però, si utilizza per contrastare il raffreddore nei decongenstionanti nasali. Ad esempio negli spray che favoriscono la respirazione. Questo perché agendo come vasocostrittore restringe i vasi sanguigni e allevia il senso di fastidio e di gonfiore al naso. Se associata a paracetamolo, aspirina e ibuprofene, infine, la pseudoefedrina combatte la rinite (l’infiammazione della mucosa nasale).
Gli effetti collaterali della pseudoefedrina sono noti da tempo, soprattutto per chi soffre coronaropatie, visto che può portare a forme di angina, legata a un’aumento della pressione sanguigna. Tuttavia, quando si parla di certi farmaci, si parla di una quantità modesta di principio attivo, non tale da provocare danni irreparabili, almeno in persone che non cardiopatiche. Le quali, in ogni caso, non devono comunque abusarne. E possono farvi ricorso solo in caso di necessità, sempre sotto stretta sorveglianza medica.
In caso di cardiopatie di vario tipo, però, è bene evitare questa tipologia di medicinali. In fondo, fenomeni come il raffreddore sono di origine virale e quindi sono destinati a risolversi spontaneamente, magari affrontando il singolo sintomo.