Bere troppa acqua fa bene e o fa male? L’interrogativo delle scorse ore è diventato virale grazie alle parole del ministro per l’Agricoltura Francesco Lollobrigida, critico nei confronti della proposta della Commissione Ue di imporre avvertenze sanitarie sulle bevande alcoliche per informare i consumatori sui potenziali rischi per la salute associati al consumo di alcol (proprio come con le sigarette). La sua difesa? Anche l’acqua può essere tossica, se bevuta in eccesso. Ebbene, pur se essenziale per la vita, in effetti un consumo eccessivo e rapido di acqua può avere conseguenze letali. Questo fenomeno, noto come iponatriemia da iperidratazione, si verifica quando l’eccessiva assunzione di liquidi diluisce i livelli di sodio nel sangue, compromettendo le funzioni cellulari e neurologiche. E creando di fatto uno squilibrio elettrolitico che va a inficiare sulla cosiddetta omeostasi, ovvero la stabilità chimico-fisica del corpo.
Quando si può incappare in una eccessiva assunzione di acqua? Non esiste una soglia precisa valida per tutti, poiché la capacità di elaborazione renale varia da persona a persona. In generale, i reni di un adulto sano possono eliminare circa 0,8-1,0 litri di acqua all’ora. Bere oltre questa capacità, diciamo oltre 4 litri d’acqua, in un breve periodo di tempo, può far superare la soglia di sicurezza e portare a squilibri elettrolitici potenzialmente letali.

Cosa succede quando si beve troppo? Come detto si va a diluire il sodio che è un elettrolita fondamentale per mantenere la corretta pressione osmotica tra le cellule e il fluido extracellulare. Bere acqua a dismisura, ovvero oltre la soglia di fisiologica eliminazione da parte dei reni, riduce la capacità delle cellule di regolare il loro volume. Il cervello, contenuto in una struttura rigida come il cranio, è particolarmente vulnerabile a questo squilibrio, poiché il gonfiore cellulare può generare un pericoloso aumento della pressione intracranica.
Come si capisce se l’acqua che si beve è troppa? Ci sono sintomi da non sottovalutare:
- Mal di testa
- Nausea e vomito
- Confusione mentale
- Debolezza muscolare
Nei casi più gravi, possono verificarsi convulsioni, coma e morte per arresto respiratorio dovuto alla compressione del tronco encefalico.
L’intossicazione da acqua è stata osservata in diverse circostanze, tra cui competizioni di resistenza, addestramenti militari e perfino diete estreme che impongono l’assunzione di grandi quantità d’acqua in breve tempo. Gli atleti di endurance, le persone che soffrono di disturbi psichiatrici come la polidipsia psicogena (bisogno incontrollabile di bere acqua) e coloro che assumono droghe come l’MDMA (che stimola la sete e la ritenzione idrica) sono particolarmente a rischio.
Per evitare i rischi dell’iponatriemia indotta da iperidratazione, è consigliabile:
- Ascoltare il proprio senso di sete e non forzare un’assunzione eccessiva di acqua.
- Distribuire l’idratazione durante la giornata invece di bere grandi quantità in poco tempo.
- Integrare sodio e altri elettroliti, soprattutto in situazioni di intensa sudorazione.
- Consultare un medico in caso di condizioni mediche particolari o necessità di un’idratazione controllata.
Quanto bere allora al giorno? Grosso modo un litro, un litro e mezzo d’acqua, da distribuire nell’arco delle 24 ore. Bisogna evitare di bere bottigliette intere tutte assieme, perché il corpo non assimila acqua oltre i 300 ml ingeriti. E quello che si prende si elimina con la pipì.