Le previsioni meteorologiche sono una guida indispensabile per organizzare la giornata, ma non sempre ci azzeccano. Quante volte si è usciti con l’ombrello per un temporale previsto che non è mai arrivato? La risposta sta nella complessità dell’atmosfera e nei limiti della scienza che cerca di prevederla. L’atmosfera terrestre è un sistema caotico: un piccolo cambiamento, come una variazione di vento o temperatura, può scatenare effetti a catena imprevedibili. Per prevedere il tempo, i meteorologi usano modelli matematici basati su equazioni che descrivono come vento, pressione, umidità e temperatura interagiscono.
Questi modelli, elaborati da supercomputer, si basano su dati raccolti da stazioni meteorologiche, satelliti e palloni sonda, organizzati in un reticolo tridimensionale globale. Tuttavia, questo reticolo non può coprire ogni punto della Terra, introducendo un margine di approssimazione fin dall’inizio. Inoltre, le equazioni stesse vengono risolte con algoritmi che semplificano la realtà per ottenere risultati in tempi utili, aggiungendo un ulteriore livello di incertezza.

Quando si consulta un’app meteo, si vede un’unica previsione, ma in realtà questa è il risultato di decine di simulazioni diverse, calcolate partendo da condizioni iniziali leggermente modificate. La previsione finale è quella statisticamente più probabile, spesso espressa con percentuali come “80% di probabilità di pioggia”. Tuttavia, più ci si allontana nel tempo, più le simulazioni divergono, riducendo l’affidabilità. Per questo, le previsioni sono precise solo per 2-3 giorni, mentre oltre i 5 giorni l’incertezza cresce, scendendo spesso sotto il 50%.
Anche le stagioni influiscono. In inverno, le precipitazioni sono più prevedibili, così come il caldo torrido in estate. Primavera e autunno, invece, sono stagioni di transizione, con variazioni atmosferiche più marcate che complicano le previsioni. Gli eventi estremi, come temporali, grandinate o tornado, sono i più difficili da prevedere con esattezza, perché dipendono da dettagli microscopici che possono cambiare rapidamente. Al contrario, fenomeni stabili, come un’ondata di caldo, sono più facili da anticipare.
In Italia, poi, la sfida è ancora maggiore. La penisola, stretta e montuosa, circondata da tre mari e influenzata da climi europei, asiatici e africani, crea un’atmosfera particolarmente instabile.