Nella splendida e tradizionale cornice del Metropolitan Museum of Art di New York avrà luogo stasera, a partire dalle ore 18:00 locali (mezzanotte in Italia), il Met Gala 2025, l’annuale raccolta fondi per il Costume Institute del museo: un evento che non manca mai di attirare l’attenzione di appassionati di moda e semplici curiosi grazie al nutrito numero di celebrità che partecipano in qualità di ospiti e conduttori. Il tema della serata, per la prima volta in 22 anni, è dedicato alla sartorialità maschile, e più precisamente al dandismo afroamericano. Vediamo insieme di cosa si tratta.
L’espressione ufficiale è Superfine: Tailoring Black Style (“Sopraffino: cucire su misura lo stile Black”), e proprio come fu l’anno scorso con Il Giardino del Tempo fa riferimento a un libro, in questo caso del 2009: Slaves to Fashion: Black Dandyism and the Styling of Black Diasporic Identity di Monica L. Miller, che ha partecipato all’allestimento della mostra di Primavera 2025 del Costume Institute – nonché di questa edizione del Met Gala – in collaborazione con il suo tradizionale curatore Andrew Bolton.
“Dai tempi della schiavitù a oggi”, spiega la Miller, “per gli afroamericani la moda è sempre stata legata sia al concetto di estetica che a quello di potere, e il dandismo è stato spesso utilizzato da singoli individui per manipolare il rapporto tra modo di vestire, identità e potere. Questo stile e il suo ruolo nel plasmare identità nere nella diaspora atlantica sono al centro di questa mostra. Il mio libro cerca ed esplora la storia culturale del black dandy, dalle origini storiche di questo concetto alla sua affermazione nel XIX secolo fino alle sue versioni contemporanee”.

Ma cos’è esattamente un black dandy? Storicamente il termine dandy era usato per descrivere qualcuno – di solito un uomo – estremamente attento all’estetica, al punto da farla diventare uno stile di vita. Il dandismo è stato usato sia positivamente che negativamente per gli afroamericani, le loro ambizioni e le loro aspirazioni: fu imposto agli uomini neri in Europa nel XVIII secolo, man mano che la tratta atlantica degli schiavi creava una schiera di servitori vestiti elegantemente e alla moda, o “dandizzati”. Che fossero o meno schiavi, i neri compresero il potere dell’abbigliamento e dello stile nel comunicare l’appartenenza a precise gerarchie di razza, classe e genere.
Nel corso del tempo, il dandismo diede agli afroamericani, uomini e donne, la possibilità di usare abiti, gestualità, ironia e ingegno per trasformare la loro identità e immaginare nuovi modi di rappresentare le loro nuove possibilità dal punto di vista politico e sociale. La mostra del Met illustra questa loro trasformazione, dall’essere ridotti in schiavitù e stilizzati come beni di lusso, e acquistati come qualunque altro oggetto simbolo di ricchezza e status, a reclamare la propria identità di esseri umani autonomi in grado non solo di crearsi un proprio stile ma anche di dettare nuove tendenze,” conclude la Miller.
Con questa premessa non stupisce che come conduttori del Met Gala, a fianco dell’inossidabile Anna Wintour (direttrice di Vogue e organizzatrice dell’intero evento), siano state scelte 4 celebrità maschili che già in passato hanno attirato l’attenzione per il loro particolare riguardo alla moda e allo stile: il cantante Pharrell Williams (ora anche stilista), l’attore Colman Domingo, il pilota di Formula 1 Lewis Hamilton e il rapper A$AP Rocky.