Anouk Aimée non è stata solo una delle attrici più belle della sua generazione, legando il suo nome a capolavori come La dolce vita e 8½, entrambi di Federico Fellini, ma anche una delle più precoci. Debuttò infatti sul grande schermo a soli 15 anni nel film di Marcel Carné, La fleur de l’âge.
Figlia d’arte, suo padre era l’attore di origine ebraica, e Henri Dreyfus e sua madre l’attrice Geneviève Sorya, si nutre di spettacolo fin da bambina. Non era azzardato dunque il debutto in giovanissima età, con uno degli autori francesi più amati. In particolare, il suo film d’esordio è un dramma bellico, ambientato nella Francia prebellica, in cui bambine e bambini venivano imprigionati in condizioni orribili. Il film, dunque, racconta la fuga di massa avvenuta dall’isola di Belle-Ile-en-Mer.
Capelli lunghi e scuri, volto espressivo, pur nella sua fisicità acerba Anouk Aimée lasciava intravedere il suo talento interpretativo. Che l’avrebbe portata pochi anni dopo a prove più mature come in Gli amanti di Verona (1949) di Alexandre Astruc, al fianco di Serge Reggiani. Il film è un adattamento di Giulietta e Romeo all’epoca fascista. O in La salamandra d’oro del 1950, dove porta i capelli biondi.
Nel ’60, a 28 anni, la consacrazione internazionale, con La dolce vita, dove veste i panni di Maddalena, una signora sofisticata dell’altissima borghesia romana che ha una breve relazione con il personaggio interpretato da Marcello Mastroianni. Il film viene premiato a Cannes con la Palma d’Oro e la proietta tra i volti femminili più eleganti dell’epoca. A questo si unisce nel 1966 un’altra grande opera di successo, Un uomo, una donna di Claude Lelouche.