Cesare Cremonini ha ricordato Sinisa Mihajlovic, allenatore della sua squadra del cuore, il Bologna, scomparso l’anno scorso a causa di una leucemia. Il cantautore felsineo ha raccontato il primo incontro con l’ex calciatore di Lazio e Inter, in un piccolo ristorante di Bologna; Cremonini, in particolare, riferisce un aneddoto occorso durante la serata, riguardo ad un tatuaggio con Freddie Mercury dei Queen che contribuì a cementare indelebilmente l’amicizia tra i due.
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In un lungo post Instagram, Cremonini racconta infatti: “Dopo una stretta di mano che mi fece pensare “fortuna che ho stretto bene anche io…” ci sedemmo e Sinisa teneva la sua armatura di ferro bene in vista, forse per studiarmi un po’. Senza guardarmi mai negli occhi rispondeva alle mie domande di curiosità con risolutezza. Avevamo un ricco antipasto di verdure davanti e una partita appena cominciata da condividere. Dopo qualche minuto vidi i suoi occhi tradire una leggerezza e una curiosità vispa, da ragazzino, totalmente inaspettata. ”
“Iniziò a fissare in modo intermittente il mio tatuaggio di Freddie Mercury sull’avambraccio sinistro. Pensai: “ecco, ora mi fulmina”. Poi la sua voce inconfondibile ruppe il silenzio, tra il serio e il faceto: “È un re serbo quello?”. A momenti mi andava di traverso tutta la forchetta. “È Freddie Mercury mister!”. “Ah, ecco! Anche re serbi hanno baffi”. Scoppiammo a ridere”
La serata, però, non era iniziata sotto i migliori auspici: “Ho conosciuto Sinisa a cena da un amico comune – ha scritto Cremonini -, in una saletta privata di un ristorante caro a entrambi, guardando una partita di calcio. Era la prima volta che lo incontravo ed ero felice di conoscerlo perché il Bologna, grazie al suo spirito, aveva ritrovato fiducia in un momento difficile. Certo, sedersi di fianco a Mihajlovic in una stanzetta di quattro metri per due non è una cosa che ti mette subito a tuo agio“.
Un’atmosfera tesa che si è sciolta subito grazie a quell’imprevisto scambio di battute, portando a una lunga e solida amicizia. Continua Cremonini: “Da quel secondo Sinisa tirò fuori tutta la sua allegria e dolcezza (e dolore e umanità che diventano verità e si mischiano con la storia della sua infanzia nella fantasia del calcio). Continuammo a scriverci e sentirci spesso, sempre con grande allegria. Mi spediva le grappe della sua terra a casa e io non potevo credere che dietro a un guerriero così ci fosse tanta giocosa generosità“.