È il 22 giugno 2025 quando gli Oklahoma City Thunder sollevano per la prima volta il trofeo NBA, battendo in Gara 7 gli Indiana Pacers per 103‑91. Un risultato storico, atteso da anni, che segna l’apice di un progetto costruito su giovani talenti, difesa feroce e visione tecnica. Per la città di Oklahoma è il primo anello di campione NBA, mentre per la franchigia — nata a Seattle come SuperSonics nel 1967 — è il secondo titolo, a 46 anni dalla vittoria del 1979.
Gli Oklahoma City Thunder nascono ufficialmente nel 2008, ma le loro origini risalgono ai Seattle SuperSonics, fondati nel 1967. La squadra si trasferisce in Oklahoma dopo la stagione 2007‑08, mantenendo la propria storia e il titolo NBA vinto nel 1979. Il rebranding porta a una nuova identità, con sede al Paycom Center di Oklahoma City. Nel corso degli anni, il team ha sviluppato talenti come Kevin Durant, Russell Westbrook e James Harden, senza però riuscire a conquistare l’anello, fino al trionfo del 2025. Il GM Sam Presti è noto per la sua strategia basata sul Draft e sul lungo termine, diventata un modello nella NBA moderna.
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Cosa è l’NBA e come funziona
La National Basketball Association (NBA) è la lega professionistica di pallacanestro più importante al mondo. Le 30 squadre sono divise in due Conference (Est e Ovest), a loro volta suddivise in Division. Ogni squadra gioca 82 partite di stagione regolare. Le migliori 8 per Conference accedono ai playoff, una fase a eliminazione diretta con serie al meglio delle 7 partite. Le vincitrici delle due Conference si affrontano nelle Finals, che decretano il campione NBA.
L’NBA assegna anche riconoscimenti individuali: MVP della stagione regolare, Finals MVP, miglior difensore, miglior sesto uomo e altre onorificenze per le prestazioni più straordinarie.
Una stagione leggendaria
I Thunder chiudono la regular season con 68 vittorie e 14 sconfitte, uno dei migliori record nella storia della lega. Il percorso playoff conferma la solidità del gruppo guidato da coach Mark Daigneault, capace di adattarsi a ogni avversario con una difesa organizzata e transizioni letali.
In Gara 7 delle Finals, Oklahoma City sfrutta un momento chiave: nel quarto periodo, un parziale di 9‑0 rompe l’equilibrio della partita, mentre un grave infortunio di Tyrese Haliburton (tendine d’Achille) destabilizza l’attacco dei Pacers. È l’occasione decisiva: i Thunder capitalizzano con lucidità e alzano il trofeo.
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I protagonisti del trionfo
- Shai Gilgeous‑Alexander è l’anima della squadra: chiude Gara 7 con 29 punti e 12 assist, venendo eletto sia MVP delle Finals che MVP della stagione — impresa che lo allinea a leggende come Shaquille O’Neal (2000) e LeBron James (2013).
- Jalen Williams, con una media di oltre 23 punti nella serie, si conferma seconda opzione offensiva letale.
- Il rookie Chet Holmgren, protagonista con 5 stoppate in Gara 7, domina l’area difensiva con presenza e tempismo.
- Il GM Sam Presti, architetto del roster, viene celebrato per una gestione lungimirante, capace di costruire una squadra competitiva senza superstar acquisite, ma valorizzando scelte al Draft e scambi intelligenti.
Un titolo storico e meritato
Il trionfo dei Thunder va oltre il trofeo: è la consacrazione di un progetto tecnico votato allo sviluppo, alla disciplina e al gioco corale. Con 84 vittorie complessive tra regular season e playoff, Oklahoma City entra nella ristretta élite delle stagioni più vincenti di sempre — insieme ai Bulls di Michael Jordan e ai Warriors di Stephen Curry.
È anche il settimo vincitore diverso negli ultimi sette anni, a conferma dell’equilibrio crescente nella lega. Ma stavolta, la storia la scrivono i Thunder. E Oklahoma può finalmente dire: siamo campioni NBA.