Continua la “caccia” ai veri protagonisti di Baby Reindeer, la serie di Netflix scritta e interpretata da Richard Gadd, ispirandosi alla vera storia dello stalking subito. Stavolta a pagare le conseguenze delle (pesanti e inutili) azioni investigative dei fan è la dottoressa Anna De Simone, psicologa e scrittrice, che in molti identificano come Teri, la donna trans di cui si innamora Richard. Motivo? L’incredibile somiglianza tra lei e l’attrice Nava Mau. E un like lasciato da De Simone a un post di Gadd. Da lì, è stato un continuo di illazioni e supposizioni, che De Simone non è riuscita ad arginare neanche con un video di smentita. È lei stessa a spiegarlo su Psicoadvisor, sito che cura con successo da svariati anni.
“Ho ricevuto oltre 3.000 messaggi di persone convinte che io sia colei che ha ispirato il personaggio di Teri. Principalmente si tratta di fan provenienti dall’America Centrale e Latina, solo pochi italiani“.
Insomma un fiume in piena di commenti, amplificati da una diffusione a mezzo stampa di una notizia non vera. Certo, la somiglianza tra De Simone e Mau è davvero impressionante, ma questo non autorizza a costruire un castello di menzogne, davanti alla smentita della protagonista.
“Da Facebook hanno ricostruito la mia vita dal 2013 a oggi, hanno visto che negli anni in cui era ambientata la serie sono stata a Newbury e poi a studiare inglese a sud di Londra. L’ultima similitudine ha fatto il resto: come premesso, Teri, nella serie, è una terapeuta. Poi c’è il ‘genere’ che confonde. Sulla mia scheda info di Facebook, alla voce genere, ho indicato ‘non binario’. Per il resto, posso capire che vedendo i miei video su tiktok o Instagram, i miei lineamenti marcati del viso, la mia statura (sono alta 173 cm) e la mia ossatura importante, abbiano potuto far credere che fossi una transessuale. Mi arrivano ancora molti messaggi al giorno. Penso che li riceverò finché un’altra serie non scalerà la vetta delle ‘più viste’ di Netflix“.
È interessante notare, dunque, come il focus di Baby Reindeer si sia spostato da un duplice abuso ai danni di una persona, all’identificazione dei veri protagonisti della storia. Una sorta di gigantesco annullamento collettivo che distoglie l’attenzione dal cuore di una serie disturbante (qui vi diciamo come finisce), che parla di violenza a molteplici livelli.
“La ricerca della verità ci fa raccontare tante menzogne Questa vicenda ci fa capire come noi ci costruiamo la realtà che desideriamo. Come funziona? Ci creiamo una rappresentazione mentale – bella o brutta che sia – e poi cerchiamo conferme, anche a discapito di ciò che è vero. In pratica ognuno di noi vive nella realtà che si è costruito e nella mente di migliaia di persone, io sono diventata Teri…. ma ribadisco: non lo sono!“