Nell’ultimo anno la delicata questione in Medioriente ha tenuto banco, diventando un argomento dibattuto spesso con toni molto aspri. La situazione umanitaria di Gaza è anche al centro della comunicazione sui social, nonostante l’algoritmo di Meta tenda a oscurare o penalizzare i contenuti dedicati alla Palestina. Ecco perché, per parlarne, i creator utilizzano l’emoji dell’anguria, il frutto che ha i colori della bandiera palestinese. L’emoji dell’anguria, dunque, è un elemento grafico che in qualche modo mostra solidarietà al popolo palestinese, senza farlo troppo esplicitamente, incappando così nelle penalizzazioni di Meta quando si parla dell’attacco israeliano nella striscia e in Libano. Come spiegato al New York Times da Sascha Crasnow, ricercatrice che si occupa di arte palestinese e islamica all’università del Michigan, la storia dell’anguria come emblema della cultura palestinese, inizia con la soppressione della bandiera palestinese da parte di Israele nel 1967.
Quando, all’indomani della Guerra dei Sei Giorni, Israele occupò molti territori tra cui Gerusalemme est, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Pur non vietandola del tutto, Israele ne ostacolò l’ostensione della bandiera nei territori occupati. Così, la popolazione cominciò a usare immagini di angurie al posto delle bandiere.
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Il divieto da parte dell’esercito israeliano agli artisti palestinesi di usare il verde, il bianco, il nero e il rosso nelle loro opere, non fece che aumentare questa forma di resistenza. Usando un simbolo la cui forza rimase intatta anche nel 1993, con il reinsediamento della bandiera ufficiale in seguito agli Accordi di Oslo.
Cocomero è anche il titolo dell’e-book di ricette palestinesi creato da un gruppo di creator per raccogliere fondi destinati alle famiglie e alle opere di carità a Gaza. Per saperne di più, visitate il sito a questo link.