Il presidente americano Donald Trump ha firmato nelle scorse ore un ordine esecutivo che vieta la partecipazione delle atlete transgender nelle competizioni femminili. L’iniziativa, intitolata “Keeping Men Out of Women’s Sports” (allontaniamo gli uomini dagli sport femminili), rappresenta una delle misure più restrittive adottate finora in materia di sport e identità di genere. L’ordine, che si basa su un’interpretazione rigida del Titolo IX, prevede sanzioni per le istituzioni scolastiche e sportive che non lo rispettano. La decisione ha già sollevato forti reazioni, con sostenitori che la vedono come una tutela dello sport femminile e oppositori che la considerano una grave violazione dei diritti delle persone transgender.

L’ordine esecutivo stabilisce che il Titolo IX, la legge federale che vieta la discriminazione sessuale nell’istruzione e nelle attività collegate, deve essere interpretato in modo da escludere le atlete transgender dalle competizioni femminili. Di conseguenza, scuole e università che ricevono finanziamenti federali dovranno adeguarsi immediatamente, pena la revoca dei fondi e possibili azioni legali. Il Dipartimento di Giustizia è stato incaricato di vigilare sull’applicazione della norma e di avviare procedimenti contro le istituzioni inadempienti.
Trump ha presentato il provvedimento come una difesa delle donne nello sport, dichiarando:
“Sotto la mia amministrazione, le atlete saranno protette. Non permetteremo che uomini biologici gareggino contro di loro“.
La misura è stata accolta con critiche da parte di organizzazioni per i diritti civili e di alcuni esperti di sport e medicina. Secondo uno studio del 2017 pubblicato su Sports Medicine, non ci sono prove dirette che gli atleti transgender abbiano un vantaggio sistematico nello sport. Inoltre, una revisione del 2023 ha evidenziato che molti dei presunti vantaggi fisici si riducono nel tempo con le terapie ormonali.
L’ordine prevede anche che il segretario di Stato Marco Rubio solleciti il Comitato Olimpico Internazionale a garantire competizioni esclusivamente femminili. Inoltre, verranno riviste le politiche sui visti per evitare che atlete transgender provenienti da altri paesi possano competere negli Stati Uniti. Il provvedimento non ha un impatto diretto sulle federazioni sportive private come l’NCAA o il Comitato Olimpico, ma la Casa Bianca ha dichiarato che eserciterà una forte pressione affinché queste organizzazioni adeguino le loro regole.
La firma dell’ordine ha ricevuto il plauso di alcuni gruppi e atleti che sostengono la separazione rigida tra competizioni maschili e femminili. Tra questi, l’ex nuotatrice Riley Gaines, che ha partecipato alla cerimonia di firma alla Casa Bianca. Al contrario, attivisti per i diritti LGBTQ+ denunciano il provvedimento come un atto discriminatorio che potrebbe aumentare la stigmatizzazione e l’emarginazione delle persone transgender nello sport e nella società.
Non è la prima volta che Trump prende misure contro i diritti delle persone transgender. Recentemente ha firmato un ordine per limitare l’accesso alle cure mediche per minori transgender e ha ripristinato il divieto per le persone transgender di servire nell’esercito. Anche questa nuova decisione potrebbe essere oggetto di sfide legali da parte di organizzazioni per i diritti umani e di alcune amministrazioni statali che non intendono applicarla.
Solo qualche giorno fa, durante la cerimonia di assegnazione dei Grammy 2025, Lady Gaga ha infiammato la platea con un discorso di ringraziamento che ha duramente colpito le politiche discriminatorie di Trump:
“Le persone trans non sono invisibili. Le persone trans meritano amore. La comunità queer deve essere sostenuta. La musica è amore”.
Durante i Giochi Olimpici di Parigi 2024, poi, grandi sono state le polemiche relative alla pugile algerina Imane Khelif, accusata di essere un maschio e perciò avvantaggiata nelle gare femminili. L’atleta, in realtà, è una donna a tutti gli effetti, anche se intersex, ovvero nata con caratteri sessuali che non rientrano nelle tipiche nozioni binarie del corpo maschile o femminile.