Fu un errore giudiziario assurdo, quello che all’inizio degli anni ’80 coinvolse Enzo Tortora. Lo storico conduttore Rai, tra i più amati dal pubblico, fu arrestato all’alba del 17 giugno 1983, sospettato di appartenere alla Camorra e coinvolto in un traffico di droga. Dopo un calvario giudiziario durato oltre tre anni, la Cassazione lo dichiarò definitivamente innocente. Oggi la vicenda torna protagonista nella nuova serie Portobello, diretta da Marco Bellocchio e in arrivo su HBO Max nel 2026, con Fabrizio Gifuni nei panni del presentatore.
Tortora fu arrestato nel corso di un massiccio blitz che coinvolse 856 persone in 33 province italiane contro la Nuova Camorra Organizzata. Il conduttore, all’epoca all’apice del successo con la storica trasmissione Portobello, fu accusato sulla base delle testimonianze di pentiti: venne coinvolto in un presunto traffico di stupefacenti con la Camorra. La stampa e i media amplificarono l’evento, rasentando il voyerismo.

Tortora trascorse sette mesi in carcere, prima di ottenere gli arresti domiciliari nel gennaio del 1984. Il 17 settembre 1985, però, il Tribunale di Napoli lo condannò a 10 anni di reclusione e a 50 milioni di multa per associazione a delinquere di stampo camorristico e traffico di droga. Le accuse però poggiavano su dati inconsistenti: un numero nella rubrica di un camorrista, simile al nome Tortora, fu usato come testimonianza chiave.
Il 15 settembre 1986 la corte d’appello di Napoli riformò la sentenza, assolvendo Tortora per insufficienza di prove. Nel 1987 la Cassazione confermò l’assoluzione definitiva. Tornato in video il 20 febbraio 1987, riprese Portobello con la frase entrata nella storia: “Dunque, dove eravamo rimasti?”.
Scomparve poco dopo, il 18 maggio 1988, a causa di un tumore. Il clamore suscitato dal suo caso contribuì a generare cambiamenti nella legislazione: il referendum del 1987 sull’immunità dei magistrati, con ampia maggioranza , la successiva “legge Vassalli” del 1988 introdussero la responsabilità civile dello Stato per eventuali errori giudiziari.
La prima immagine ufficiale di Portobello diffusa mostra Tortora in manette, interpretato da Fabrizio Gifuni, mentre media e pubblico assistono in diretta davanti a una caserma romana. La serie, prodotta da Our Films, Kavac Film e coprodotta con Arte France e The Apartment Pictures, è la prima produzione originale italiana annunciata da Warner Bros Discovery per HBO Max.
Bellocchio, affascinato dal “potere distruttivo dell’errore giudiziario”, ha definito il caso Tortora una ferita aperta nella coscienza civile del Paese. La serie sarà composta da sei episodi che ricostruiranno le tappe essenziali della vicenda: la fulminea ascesa televisiva, l’arresto pubblicizzato, il travaglio in carcere, la condanna, l’assoluzione, il ritorno sullo schermo e il peso della battaglia civile.
Enzo Tortora, infatti, aderì ufficialmente al Partito Radicale. La scelta fu motivata dalla volontà di impegnarsi attivamente contro gli abusi della giustizia e a favore dei diritti civili, temi centrali dell’agenda radicale. Il 7 maggio 1984 accettò la candidatura e, a un anno esatto dal suo arresto, fu eletto al Parlamento europeo.