Sono ore terribili, queste, per quanto riguarda il Medioriente. L’operazione “Rising Lion”, condotta nella notte tra giovedì e venerdì da Israele, che ha bombardato siti nucleari in Iran, ha scatenato la reazione iraniana. Poco prima di organizzare la sua risposta militare, è stata issata la bandiera rossa della vendetta sulla cupola della moschea sacra di Jamkaran, a Qom. Si tratta di un simbolo dalla forte valenza spirituale e storica, radicato nella tradizione sciita: la bandiera rossa segnala una chiara chiamata alla rappresaglia di sangue in risposta a un’offesa grave, come l’uccisione di leader religiosi o militari.
Secondo quanto riportato da Al Jazeera, la bandiera viene mostrata sopra le moschee durante il mese islamico di Muharram, in cui i musulmani sciiti commemorano Hussein ibn Ali, figura tra le più sacre dell’Islam sciita. Muharram è il primo mese del calendario islamico ed è un periodo di lutto e riflessione, in particolare il 10° giorno, chiamato Ashura, che commemora appunto il martirio di Hussein ibn Ali. Egli era il nipote del profeta Maometto e figlio di Ali, il primo imam sciita. È considerato un eroe del sacrificio e della giustizia per aver resistito al califfo omayyade Yazid.
Fin dall’antichità del protezionismo sciita, la bandiera rossa ha rappresentato l’invito alla vendetta per i martiri, un messaggio che va oltre il lutto: è una condanna pubblica e una promessa di rappresaglia . Il simbolo è stato già utilizzato in Iran in contesti analoghi. Per esempio, dopo l’uccisione del generale Qasem Soleimani nel 2020 e, più recentemente, nel luglio dell’anno scorso, in risposta all’eliminazione di Ismail Haniyeh, leader di Hamas.
Parallelamente all’innalzamento del vessillo, si sono diffuse le minacce della Guida Suprema Ali Khamenei e del nuovo comandante dei guardiani della rivoluzione, Mohammad Pakpour, che ha parlato di “porte dell’inferno” pronte ad aprirsi contro Israele. La scelta della moschea di Jamkaran, luogo spirituale legato alla figura dell’Imam Mahdi, rafforza ulteriormente il messaggio di legittimità religiosa e nazional-religiosa della rappresaglia.