La Mattel ha lanciato sul mercato USA la prima Barbie con la sindrome di Down, per contrastare lo stigma sociale nei confronti di questa condizione e rendere la celebre bambola sempre più inclusiva. La nuova Barbie fa parte della collezione “Barbie Fashionistas”, una linea che si pone l’obiettivo di fornire ai bambini diverse rappresentazioni della bellezza e di abbattere i pregiudizi nei confronti delle disabilità fisiche. La National Down Syndrome Society, che ha collaborato con Mattel in questo progetto, ha dichiarato che si tratta di un “enorme passo avanti per l’inclusione“.
La nuova bambola realizzata con il supporto della NDSS si presenta più bassa rispetto alle Barbie che tutti noi siamo abituati a vedere, con un busto più lungo e il viso rotondo, orecchie più piccole e gli occhi a mandorla caratteristici a chi presenta questa particolare condizione genetica. Indossa un abito con fiori gialli e blu – i colori della giornata dedicata alla consapevolezza sulla sindrome di Down – e una collana di colore rosa che rappresenta la trisomia 21, ovvero la copia in eccesso del cromosoma 21 responsabile della sindrome. Infine, la Barbie indossa dei plantari rosa alla caviglia, spesso utilizzati per sostenere meglio i piedi ed agevolare la camminata.
Kandi Pickard, presidentessa ed amministratrice delegata della NDSS ha dichiarato: “È stato un onore lavorare con loro alla creazione di questa Barbie. Significa molto per le nostre bambine, che per la prima volta possono giocare con una bambola che assomiglia loro“.
Anche Ellie Goldstein, modella inglese 21enne con la sindrome di Down apparsa in una campagna pubblicitaria con la nuova Barbie, ha condiviso un messaggio importante a riguardo: “La gente ha bisogno di vedere più persone come me nel mondo. Per me significa molto che i bambini potranno giocare con la bambola e imparare che ognuno è diverso“.
Come abbiamo già detto, la Barbie con la sindrome di Down fa parte della linea Mattel Fashionistas che, tra le altre, comprende già la bambola non udente, quella con una protesi alla gamba e quella in sedia a rotelle. Una scelta maturata a causa delle irrealistiche sembianze delle classiche Barbie, assolutamente non rappresentative dei corpi delle donne reali. Un problema emerso soprattutto nel 2009, quando uno studio dell’Università del South Australia ha evidenziato come la probabilità che una donna avesse la forma del corpo di Barbie era una su 100 mila. La Mattel iniziò allora a produrre Barbie curvy, più basse o con il seno più piccolo, in modo che le bambine potessero riconoscersi nei propri giocattoli.