Francis Turatello venne ucciso a coltellate da un gruppo misto di criminali, tra cui catanesi, cutoliani e membri della banda Vallanzasca, all’interno del supercarcere di Badu ‘e Carros, a Nuoro il 17 agosto 1981. Le circostanze della morte efferata del noto boss della malavita milanese, allora trentasettenne, rimangono in realtà avvolta nel mistero, con molte ipotesi che attribuiscono il suo omicidio alla nuova generazione della malavita o addirittura ai servizi segreti.
Secondo la versione più accreditata, furono Pasquale Barra, noto come ‘o Animale, insieme a Vincenzo Andraous, a immobilizzare Turatello, mentre Antonino Faro e Salvatore Maltese lo trafissero ripetutamente fino a sventrarlo. Resta ancora avvolto nell’ombra se le viscere fuoriuscite dal corpo di Turatello siano state il risultato dei feroci colpi inflitti dalle armi affilate o se gli assassini, in un gesto di sprezzo, le abbiano strappate con le loro mani. Le voci che circolavano suggerivano macabri rituali perpetrati dagli aguzzini, ma la direzione della prigione ha respinto categoricamente tali accuse, sostenendo che l’aggressione mortale si consumò in pochi istanti, lasciando poco spazio per riti diabolici.
Il movente di tale efferato omicidio rimase avvolto nel mistero poiché i protagonisti fornirono versioni discordanti degli eventi. Secondo Barra e Maltese, che in seguito diventarono collaboratori di giustizia e confessarono il delitto, l’assassinio fu orchestrato da Raffaele Cutolo e Angelo Epaminonda al fine di assumere il controllo degli affari illeciti di Turatello a Milano. Tuttavia, Epaminonda, anch’egli diventato collaboratore di giustizia, respinse indignato ogni coinvolgimento nell’omicidio. Un’altra versione, proposta da Vincenzo Andraous, indica che Turatello fu ucciso perché proteggeva in carcere Claudio Gatti, considerato un traditore dalla banda della Comasina, il cui presunto mandante sarebbe stato Renato Vallanzasca, leader della stessa banda, che però negò ogni accusa.
Secondo Tommaso Buscetta, ex compagno di cella di Turatello a Cuneo, l’omicidio sarebbe stato commissionato ad Antonino Faro dal boss mafioso corleonese Luciano Liggio, come vendetta per uno sgarro subito da Turatello nei confronti del mafioso siciliano Alfredo Bono. Diversamente, secondo Cutolo, l’omicidio avvenne come parte di uno scambio di favori con le Brigate Rosse, durante le trattative per la liberazione del politico Ciro Cirillo, sequestrato dal gruppo terroristico. In cambio del riscatto, le Brigate Rosse ottennero la vendetta su Turatello, accusato di sostenere i terroristi di destra e perseguitare i detenuti brigatisti. Si supponeva inizialmente che Turatello dovesse essere solo malmenato o pugnalato, ma la situazione sfuggì di mano, portando alla sua uccisione.
Francis Turatello fu l’ultimo monarca di Milano, cinque secoli dopo Ludovico il Moro. Privato di scettro, corona e trono, ma dotato del potere e della ricchezza necessari per dominare sotto la Madonnina, seppur per un breve periodo. La sua ascesa fu rapida come il passaggio di una cometa nel cielo milanese.
Nato sull’Altopiano di Asiago nel 1944 da un padre sconosciuto e cresciuto nel quartiere popolare di Lambrate a Milano, la storia di Francesco Turatello inizia nei bar di periferia: pugile dilettante, con un fisico imponente, si fa strada con la forza. Dopo un breve tentativo nel mondo del lavoro onesto come apprendista in un negozio di tappeti, viene attratto dalla via dei guadagni facili del crimine. Stringe amicizia con Michele Carlo Argento, un altro giovane della periferia, e insieme iniziano una serie di attività criminali: furti, pestaggi, estorsioni e rapine.
Negli anni ’70, con l’inizio del boom economico a Milano e la contemporanea agitazione sociale e politica, Turatello coglie l’opportunità di portare l’atmosfera americana sotto la Madonnina e trasformare Milano in una sorta di Las Vegas. In poco tempo, con una banda formata principalmente da catanesi, conquista le prime bische cittadine e si impone come figura dominante della vita notturna milanese, gestendo anche ristoranti di lusso, locali da ballo e servizi di prostituzione e droga.
Turatello si avvale del supporto della malavita organizzata, sia italiana che americana, e stringe alleanze con gruppi criminali come la banda dei Marsigliesi e la nascente banda della Magliana, trovando anche sostegno nell’estrema destra di Ordine Nuovo. La sua ascesa subisce un brusco rallentamento con l’arrivo sul campo di Renato Vallanzasca, che mette a ferro e fuoco Milano con una serie di rapine e sequestri di persona, entrando in conflitto diretto con Turatello e dando inizio a una guerra tra le due bande.