La sera dell’11 settembre 2023 un testimone ha assistito all’aggressione di Giulia Cecchettin da parte di Filippo Turetta dalle finestre della sua abitazione e fece una telefonata al 112 senza, però, ricevere nessun tipo di riscontro per quanto riguarda un intervento immediato, perché i Carabinieri avevano ricevuto altre due chiamate, una per un incidente e una per una rissa. Inoltre si è parlato di una presunta seconda telefonata, smentita dalle forze dell’ordine, di cui parliamo a seguire.
Ma cosa è accaduto nello specifico? Un testimone, Marco M. ascolta dalle urla di due persone che stanno litigando nel parcheggio dell’asilo di Vigonovo. Affacciandosi al suo balcone riesce a vedere solo una figura distesa a terra ed un’altra che la sta, con molta probabilità, aggredendo a calci.
Oltre a questo, poi, sente una voce femminile che grida aiuta e anche “Basta, così mi fai male”. La donna viene issata in un’auto, che riparte a grande velocità tanto da non riuscire ad identificare un numero o una lettera della targa. Nonostante questo, però, M. chiama immediatamente il 112 che non si attiva.
I Carabinieri, infatti, hanno ricevuto in contemporanea altre due chiamate. La prima riguarda una rissa scoppiata all’interno di un bar. La seconda un litigio a causa di un incidente stradale. Con le due volenti impegnate, quindi, l’allarme lanciato da M. non viene raccolto. Oltretutto l’uomo non offre alcun particolare per identificare il veicolo.
Devono trascorrere ventiquattro ore per far in modo che le forze dell’ordine entrino in azione riguardo il caso di Giulia Cecchettin. Anche la denuncia di scomparsa da parte del padre, avvenuta la domenica successiva verso la tarda mattinata, sembra non attivare le indagini.
Secondo le forze dell’ordine, infatti, si tratta ancora di un allontanamento volontario e la vita di Giulia non è considerata in pericolo. I carabinieri si mettono in allarme solamente quando i due eventi, la scomparsa di Giulia e l’aggressione notturna di cui Marco M. è stato testimone, vengo messi in relazione. A quel punto si recano nel parcheggio dove è avvenuto il primo litigio e scoprono tracce di sangue e di sneakers che sono perfettamente compatibili con quelle ritrovate nel anche a Fossò.
Nella ricostruzione del caso, poi, ci sarebbe da valutare anche una seconda chiamata arrivata sempre al 112 che, però, i carabinieri hanno smentito. In un articolo del Corriere del Veneto, infatti, si parla della testimonianza di un vigilantes della ditta Dior che avrebbe visto le immagini del pestaggio della ragazza davanti alla ditta avvenuto alle 23.40. Immediatamente dopo avrebbe chiamato le forze dell’ordine che, ad oggi, negano di aver ricevuto questa segnalazione.