Prima del film Netflix, Woman of the Hour, il nome di Rodney Alcala non era certo noto al grande pubblico. In realtà è legato ad una delle storie più più inquietanti della cronaca nera americana. L’uomo, infatti, ha terrorizzato gli Stati Uniti degli anni ’70 rivelandosi un abile manipolatore e un assassino spietato.
Nato a San Antonio nel 1943, Alcala non era il classico serial killer. Alto, affascinante, con un sorriso disarmante, era l’incarnazione del “bello e dannato”. Partecipava a concorsi di bellezza, si fingeva fotografo per adescare le sue vittime e le seduceva con la sua apparente gentilezza. Dietro quel volto angelico, però, si celava un mostro capace di atti crudeli e inumani. I mass media americani lo avevano soprannominato il Dating Game Killer, derivato dallo show televisivo americano The Dating Game, Il gioco delle coppie, cui aveva partecipato nel 1978.
La sua infanzia, segnata da un’educazione autoritaria e da un presunto abuso sessuale, potrebbe aver contribuito a forgiare la sua personalità disturbata. Oltre questo, comunque, era un narcisista patologico, ossessionato dal controllo e dal potere sulle donne. Le sue vittime, tutte giovani e belle, erano per lui degli oggetti da possedere e distruggere. Il suo modus operandi era molto preciso e ripetitivo. Dopo aver attirato le vittime, le drogava, le fotografava in pose provocanti e, in alcuni casi, le uccideva colpendole prima con un martello e poi soffocandole.
Ma quante sono stati effettivamente gli omicidi a suo carico? Alcala è stato condannato a morte inizialmente per cinque omicidi, diventati poi sette, in California. Gli inquirenti, però, presuppongono che lei vittime possano essere molte di più, ammontando fino a 130, e che si sia spinto fino a New York. Per questo motivo la volontà delle autorità è sempre stata quella di continuare nelle indagini nonostante la condanna già emessa. A fermare tutto, però, è sopraggiunta la morte per cause naturali di Alcala nel luglio del 2021 mentre si trovava Institute nato di detenzione.