Ogni volta che accendiamo la televisione, soprattutto nei programmi di politica, abbiamo sentito parlare tanto della cosiddetta teoria gender e di quanto sia pericolosa per le famiglie eteronormative. Chiariamo subito un punto. Non esiste una “teoria gender” (teoria del genere). Questa espressione è stata coniata da alcune forze politiche, di solito di destra estrema, per indicare una forma di pensiero attraverso il quale si dovrebbe far accettare alle famiglie eterosessuali il fatto che esistono altre forme di famiglie, come se questo togliesse qualche diritto a loro.
È esattamente il contrario: creare espressioni come questa serve a confondere il collettivo, come lo definiva Jung, ovvero la maggior parte del popolo che purtroppo non è informata né istruita su certe tematiche. Creare dei concetti fantasma per instillare la paura nel collettivo serve a tirare acqua al proprio mulino, ovvero a raccattare voti. Diversi studi, sia in altri Paesi che nel nostro, fin dagli anni ’70 hanno confermato che non ci sono rischi o turbamenti per i bambini che crescono in famiglie omogenitoriali, ovvero con caregiver (genitori o tutori) dello stesso genere. Anzi, in alcuni casi questi bambini hanno dimostrato di essere più privi di pregiudizi rispetto a quelli delle famiglie eterosessuali.
È chiaro che questo non dipende dai bambini, ma dall’educazione e dallo stile di pensiero dei genitori. Spesso infatti, si confonde sia orientamento sessuale che identità sessuale e questo crea ancora più appigli ai sostenitori di questa inesistente teoria gender. Purtroppo ci sono ancora molti passi avanti da fare in merito al superamento di certi tabù. L’importante è riuscire a capire il fatto che l’uguaglianza non fa paura, ma crea valore.