Arrival di Denis Villeneuve finisce con la dottoressa Louise Banks (Amy Adams) che finalmente riesce a decifrare il messaggio lasciato dagli alieni. La rinomata filologa comprende che quei simboli circolari non siano una dichiarazione di guerra all’umanità, anzi. Sono in realtà un dono che quella civiltà distante vuole offrire ai terrestri. Il loro linguaggio, infatti, una volta imparato, permette di percepire diversamente il tempo. Che loro non considerano lineare. La stessa dottoressa si rende conto di poter vedere il futuro.
E in una di queste visioni scopre di essere stata in grado di bloccare la devastante guerra che avrebbe potuto scatenarsi tra le grandi potenze mondiali, Cina in testa, e gli eptapodi. Di aver scritto un manuale fondamentale per l’interpretazione della nuova lingua. E di avere avuto una figlia dal dottor Donnelly, frutto dell’amore nato tra i due. Tuttavia vede anche che la relazione finirà e che la figlia morirà per una malattia grave.
Nonostante questo, però, Louise sceglie lo stesso di vivere quell’amore. E, abbracciando l’ignaro Donnelly, gli chiede: «Se potessi vedere la tua vita dall’inizio alla fine, cambieresti qualcosa?». La risposta dell’uomo è una meravigliosa dichiarazione. «Esprimerei più spesso quello che sento, forse. Non lo so… Da che mi ricordo, ho passato la vita a testa in su a guardare le stelle, però la più grande sorpresa non è stata incontrare loro, è stata incontrare te».
Arrival, presentato alla 73.ma edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è considerato come uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni. Tratto dal racconto Storia della tua vita di Ted Chiang, narra la storia di una celebre linguista, Louise Banks, chiamata dal governo americano a comunicare con una civiltà aliena che arriva in diversi punti della Terra a bordo di sofisticate astronavi dette gusci. La professoressa viene affiancata dal fisico teorico Ian Donnelly, interpretato da Jeremy Renner.
I due sono i primi a vedere gli eptapodi, delle creature gigantesche con sette arti attaccati alle loro teste. Tom e Jerry, questi i nomignoli che gli scienziati gli hanno dato, comunicano attraverso dei bellissimi simboli circolari gassosi, emessi da uno dei loro piedi. Con il passare del tempo, la Banks diventa sempre più abile nel capire quei simboli. E nel contempo sogna continuamente la figlia Hannah.
Un errore nell’interpretazione di un messaggio, però, spinge i rappresentanti delle nazioni della Terra a credere che gli alieni vogliano dichiarare guerra agli umani. Così, la Cina, guidata dal generale Shang, assieme a Pakistan, Russia e Sudan si prepara ad attaccare. Non capendo che il messaggio degli eptapodi sia in realtà pacifico. E che l’arma a cui si sarebbero riferiti è solo la loro lingua. Gli alieni infatti sono arrivati sul nostro pianeta con l’idea di fare un accordo: aiutare l’umanità, donandole una lingua speciale, per poi chiedere in cambio aiuto agli umani migliaia di anni dopo.
Louise, ormai in grado di comprendere quella lingua, vede il futuro, “spostandosi” a 18 mesi dall’arrivo dei gusci. E nella visione il generale Shang, durante un ricevimento importante, la ringrazia per avergli ricordato le parole della moglie in punto di morte, spingendolo così a non aggredire più gli alieni. La donna comprende allora che sia stata lei a scongiurare il conflitto apocalittico, chiamando il generale sul suo telefono privato.
Ritornata al presente, quindi, decide di far da scudo agli eptapodi, bloccando l’attacco proprio con la telefonata a Shang che aveva predetto. Louise gli parla in cinese mandarino e gli dice: «In guerra non ci sono vincitori, ma solamente vedove». La frase non è stata sottotitolata per volere del regista, ma è stata comunque rivelata dallo sceneggiatore Eric Heisserer.