Si concluderà tra due giorni la 78esima edizione del Festival di Cannes, che anche quest’anno non cessa di attirare l’attenzione degli appassionati di cinema di tutta Europa e non solo. In attesa di scoprire i film, i registi e gli interpreti che verranno premiati nell’ultima giornata, ripercorriamo la carriera di una regista neozelandese che proprio a Cannes – pur non essendo fisicamente presente alla cerimonia – ebbe la sua consacrazione con il suo Lezioni di Piano, diventando la prima donna a vincere una Palma d’Oro come miglior film: Jane Campion.
Nata il 30 aprile 1954 a Wellington, Nuova Zelanda, Jane Campion cresce in un ambiente intriso di creatività. La madre Beverley, attrice teatrale, e il padre Richard, regista, hanno il teatro nel sangue, e dopo gli studi al prestigioso Old Vic di Londra fondano una compagnia tutta loro. Jane sogna di seguire le loro orme come attrice, ma prima si laurea in antropologia strutturale all’Università Victoria di Wellington, poi si trasferisce a Venezia e Londra, inseguendo l’arte; respinta dalle accademie britanniche approda a Sydney dove studia pittura, immergendosi nel minimalismo e nell’arte concettuale.
È durante l’ultimo anno all’accademia che scopre il cinema: il suo primo cortometraggio, Tissues, è un’esplosione di umorismo nero e rivela il suo talento grezzo. Ammessa all’Australian Film, Television and Radio School, Jane trova la libertà di sperimentare: il suo corto Peel vince a Cannes nel 1986 come miglior cortometraggio, un primo segnale del suo futuro. Ma il cammino non è facile: in un’industria dominata dagli uomini, Campion si fa strada nella Women’s Film Unit australiana, lavorando su set e spot sociali e affinando un linguaggio visivo unico.
Il 1989 segna l’esordio di Campion al cinema con Sweetie, un film audace e provocatorio che divide il pubblico di Cannes per i suoi temi crudi, ma conquista la critica. L’anno successivo Un angelo alla mia tavola, tratto dall’autobiografia della poetessa neozelandese Janet Frame, la porta alla ribalta: presentato a Venezia, vince il Leone d’Argento e si guadagna il titolo di vincitore morale della Mostra.

Lezioni di piano, ambientato nella Nuova Zelanda dell’Ottocento, racconta la storia di una pianista muta, Ada (Holly Hunter), intrappolata in un matrimonio combinato e attratta da un guardiacaccia maori (Harvey Keitel). Il film, un intreccio di passione, silenzi e paesaggi selvaggi, incanta Cannes: Jane diventa la prima donna a vincere la Palma d’Oro, un premio che non può ritirare di persona, incinta di sette mesi e mezzo. Con un incasso di 140 milioni di dollari a fronte di un budget di 7, il film è un successo planetario. Agli Oscar 1994, Campion vince per la sceneggiatura originale e sfiora la statuetta come miglior regista, superata da Steven Spielberg.
Non tutti i film di Campion replicano il trionfo di Lezioni di piano: Ritratto di signora (1996), con Nicole Kidman, e Holy Smoke – Fuoco sacro (1999), con Kate Winslet, ricevono tiepide accoglienze. Il thriller In the Cut (2003), con Meg Ryan, è un fiasco: la critica lo stronca, il pubblico gli assegna un raro voto “F” nei sondaggi. Ferita, Campion si prende una pausa di 4 anni dedicandosi alla figlia Alice, nata nel 1994 dopo la tragica perdita del figlio Jasper, morto 12 giorni dopo la nascita.
Jane torna nel 2009 con Bright Star, un delicato ritratto degli ultimi anni del poeta John Keats, accolto con entusiasmo; poi si dedica alla televisione, creando la miniserie Top of the Lake – Il mistero del lago (2013) e il suo seguito China Girl (2017), con Elisabeth Moss. Nel 2021, a 11 anni dal suo ultimo lungometraggio, dirige Il potere del cane, un western psicologico tratto dal romanzo di Thomas Savage. Il film, con Benedict Cumberbatch, è un trionfo: vince il Leone d’Argento a Venezia per la regia e, agli Oscar 2022, Campion diventa la terza donna a vincere come miglior regista, la prima nominata due volte in questa categoria.
I film di Jane Campion sono ritratti di donne fuori dall’ordinario: Ada, che parla attraverso il pianoforte; Isabel Archer, intrappolata dalle convenzioni; Fanny Brawne, che vive un amore impossibile. Spesso definita regista femminista, Campion rifiuta etichette politiche: “Il mio orientamento non deriva dalla politica moderna”, dichiara nel 1993. I suoi lavori, ricchi di riferimenti letterari e musicali, esplorano emozioni profonde con uno sguardo razionale, mai romantico.