Il film che l’Italia sceglie di candidare ai prossimi premi Oscar, come Miglior Film Internazionale, è deciso da un Comitato di Selezione apposito, istituito presso l’Anica, che è l’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali.
Il Comitato opera la sua scelta su un gruppo di lungometraggi, proposti per autocandidatura, la cui prima distribuzione in Italia o in un altro Paese, purché al di fuori degli USA e dei loro territori, sia avvenuta (o sia in previsione) nel periodo compreso tra il primo novembre 2023 e il 30 settembre 2024. Su quali basi? Sulla maggiore possibilità di avere chance di vittoria e di contare (anche) su una distribuzione americana efficace.
A questo punto, il gruppo – composto da Pedro Armocida, Maria Rita Barbera, Cristina Battocletti, Giorgia Farina, Francesca Manieri, Guglielmo Marchetti, Paola Mencuccini, Giacomo Scarpelli, Giulia Louise Steigerwalt, Alessandro Usai, Cecilia Zanuso – si riunisce su richiesta dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. E stabilisce il nome dell’opera. Quest’anno, il candidato italiano per la categoria International Feature Film Award è Vermiglio di Maura Delpero, già vincitore del Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia 2024. Nella motivazione si legge che l’opera di Delpero ha convinto “per la sua capacità di raccontare l’Italia rurale del passato, i cui sentimenti e temi vengono resi universali e attuali“.
Vermiglio “batte” dunque il favorito Parthenope di Paolo Sorrentino. Tuttavia, è ancora presto però per dire se parteciperà effettivamente agli Oscar 2025. L’annuncio della shortlist da parte dell’Academy è previsto per il 17 dicembre 2024. Le nomination vere e proprie verranno annunciate il 17 gennaio 2025. Infine, la cerimonia di consegna delle statuette si terrà a Los Angeles il 2 marzo 2025.
Tutto si giocherà sulla capacità di questa storia, ambientata nel 1944 e girata in dialetto trentino, di affascinare gli USA.
Delpero che ha incontrato i giornalisti per una conferenza su Zoom ha detto:
“Sono semplicemente contenta per il film, sentivo che aveva possibilità, dai feedback che mi sono arrivati ho sentito sostegno e anche che la storia di questa sposa di montagna in un certo senso poteva legarsi all’identità italiana, un lontano/vicino sulla contemporaneità, senza nessuna nostalgia ma un guardare indietro per andare avanti e forse per questo è stato scelto oggi Vermiglio.
Lavoro sodo, a testa bassa, convinta di fare un cinema con un mio linguaggio. In questi anni ho fatto una grande fatica, ho avuto limitazioni tremende, ho vissuto il pregiudizio e quindi sono consapevole di essere una outsider, ma è come se avessi un baricentro e forse è la mia forza, questo è un lavoro tremendo si va dalle stelle alle stalle e viceversa, ma io sono sorretta dalla passione“.