Il 26 luglio del 2023 moriva Sinéad O’Connor, una delle cantanti più amate e controverse della sua generazione, dalla voce struggente e la vita tormentata. Qualche mese dopo, a gennaio, fu reso noto che la donna fosse morta per cause naturali. Quindi il suo decesso non sarebbe stato da attribuire a un possibile suicidio legato alle sue precarie condizioni psicologiche. Poco fa, però, si è saputo che l’ex marito di O’Connor, John Reynolds, ha ufficialmente registrato la morte di Sinéad mercoledì scorso a Lambeth. Sinéad, dunque, è morta a causa di una malattia cronica che l’affliggeva da tempo, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (COPD in inglese, BPCO in italiani), in associazione a una grave forma d’asma.
Nel certificato di morte, riportato da media britannici si legge:
“Peggioramento della malattia polmonare ostruttiva cronica e dell’asma bronchiale insieme a infezioni di basso grado delle vie respiratorie inferiori“.
La Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva è un disturbo respiratorio complesso che interessa i polmoni e i bronchi. Provoca difficoltà a respirare e causa bronchiti frequenti. Essa è legata dalla diretta e prolungata esposizione a fumo di sigaretta o a sostanze tossiche. E costituisce una delle principali cause di morte nel mondo. Non esiste una cura, ma è solo possibile alleviare i sintomi e recuperare la funzionalità respiratoria persa. Circa il 50% dei pazienti con malattia polmonare ostruttiva cronica grave muore entro 10 anni dalla diagnosi.
Sinéad, lo ricordiamo, rimase straziata dalla morte del figlio diciassettenne Shane, nato dalla relazione con Dónal Lunny. Tanto da aver scritto in un post di essere pronta a raggiungerlo. Frase che aveva fatto temere per il peggio. Negli ultimi momenti della sua vita, però, aveva dato segni di ripresa, mostrandosi felice nel suo nuovo appartamento.
In una breve dichiarazione, l’ufficio del coroner del Southwark di Londra ha spiegato senza alcun dubbio che O’Connor è morta per cause naturali. Il medico legale non ha quindi più voce in capitolo.