Che Kim Jong-un non abbia pietà verso i nemici è risaputo, ma sapevate che fece sbranare suo zio da 120 cani? È successo nel 2013, quando il leader nordcoreano ha rinchiuso Jang Song-Thaek, ex numero due del regime, e cinque suoi stretti collaboratori in una gabbia piena di bestie feroci e decisamente affamate. Una scena atroce durata circa un’ora, alla quale hanno assistito lo stesso Kim Jong-un – pare completamente ubriaco – e 300 funzionari.
Ecco come sarebbero andate le cose secondo la ricostruzione del Singaporean Straits Times, basata sulle dichiarazioni del Wen Wei Po, organo ufficiale del partito comunista cinese a Hong Kong: nel 2013 Jang Song-Thaek, zio nonché mentore e tutore di Kim, sarebbe stato buttato completamente nudo, insieme a cinque suoi stretti collaboratori, in una gabbia con all’interno 120 cani che non mangiavano da 3 giorni e che, inevitabilmente, avrebbero divorato i malcapitati. Questa esecuzione raccapricciante chiamata “quan jue”, letteralmente uccisione con i cani, sarebbe durata circa un’ora ed il leader della Corea del Nord vi avrebbe assistito, pare completamente ubriaco, assieme a 300 alti funzionari. Il motivo di questa atrocità? Lo zio di Kim era sospettato di stare organizzando un golpe contro il nipote, cosa che all’epoca fu confermata dall’agenzia di stampa locale Kcna secondo cui, l’ex numero due del regime, avrebbe confessato le sue intenzioni durante un interrogatorio.
![Kim Jong-un e lo zio Jang Song-Thaek.](https://cultweb.it/wp-content/uploads/2023/06/181108093627-inside-north-koreas-dynasty.jpg)
La notizia, che è stata riportata anche da media americani come il Daily Beast e l’Nbc e britannici come il Daily Mail, non ha mai ovviamente trovato conferme ufficiali da parte della Corea del Nord; ma il fatto che tutta la famiglia di Jang Song-Thaek fu in seguito giustiziata è fatto certo. Per quanto macabra e terrificante, però, questa esecuzione non sarebbe poi così implausibile, se consideriamo tutte le “epurazioni” a cui Kim Jong-un, al potere dal 2011, ci ha abituati. Basti ricordare cosa accadde, nel 2015, al ministro della Difesa Hyon Yong-chol: addormentatosi durante una cerimonia presieduta da Kim, il generale fu preso a cannonate, come ha voluto far sapere al mondo la propaganda locale. Stessa colpa nel 2016 per il funzionario al dicastero dell’Educazione Ri Yong-jin: anche lui si sarebbe appisolato durante un meeting presieduto dal leader nordcoreano, onta che avrebbe portato all’arresto immediato e alla successiva esecuzione.